sehepunkte 25 (2025), Nr. 10

Giulia De Cesaris: Speusippus

La storia dell'Accademia nei secoli che vanno dalla morte di Platone (348/347 a.C.) al I sec. a.C. è ancora da scrivere o da aggiornare per quanto riguarda almeno i rappresentanti della prima fase della sua esistenza, la cosiddetta Accademia Antica: Speusippo, Senocrate, Polemone, Cratete e Crantore.

Negli ultimi decenni del secolo scorso, la pubblicazione contemporanea di ben due raccolte commentate dei frammenti di Speusippo (la prima di Margherita Isnardi Parente uscita nel 1980; la seconda di L. Tarán nel 1981) e di quella di Senocrate (a cura della medesima Isnardi Parente 1982; poi in una seconda edizione postuma nel 2012), aveva costituito la base per tentare una prima concreta interpretazione a tutto tondo del pensiero dei due Acacdemici. Il tutto attraverso la lettura e l'analisi di una manciata di testi frammentari, non sempre facili da decifrare né da interpretare in considerazione dei problemi di attribuzione, dell'ambiguità delle fonti che li trasmettono e dei non pochi dubbi relativi alla loro reale oggettività nel tramandare le dottrine dei due pensatori.

L'agile volume di Giulia De Cesaris, Speusippus. A Forgotten Voice of Platonism, ha l'innegabile merito di richiamare la necessaria attenzione sulla figura ambigua e, sotto diversi aspetti, ancora vaga del primo successore di Platone e soprattutto di cercare di risolvere l'enigma del ruolo di Speusippo all'interno dell'Accademia soffermandosi su alcuni aspetti non ancora sufficientemente chiariti della sua filosofia.

Il libro, nato come una revisione approfondita e meditata di una tesi di dottorato (discussa all'Università di Durham nel 2019-2020 sotto la guida di P.S. Horky), costituisce la prima monografia moderna in lingua inglese su Speusippo, dove non solo troviamo una sintesi delle differenti proposte interpretative della sua dottrina, discusse e analizzate con competenza e con spirito critico, ma anche una interpretazione dei temi portanti del suo insegnamento frutto di una rinnovata lettura delle fonti antiche e della letteratura moderna.

I risultati della De Cesaris fanno emergere una immagine inedita del pensiero di Speusippo e una sua convincente ricostruzione che, pur prendendo le mosse da alcune interpretazioni già avanzate, se ne distingue a più riprese con proposte originali e fondate su basi testuali sempre un po' troppo trascurate. In particolare, alcune testimonianze di Aristotele che consentono di avere infine "a completely new perspective on Speusippus'philosophical agenda" (164).

Il volume si sviluppa in quattro capitoli, preceduti da una introduzione e seguiti da brevi conclusioni. Il tutto è completato da una Appendice e integrato da una ricca bibliografia (177-190) e da tre indici (191-215): passi citati, nomi antichi e argomenti e temi trattati).

L'introduzione (1-27) presenta non solo uno status quaestionis dei diversi problemi e delle differenti interpretazioni del pensiero di Speusippo, ma anche i criteri che la De Cesaris ha seguiti nel corso della sua ricerca con importanti osservazioni di ordine metodologico e contenutistico. Fra questi, i motivi che l'hanno portata a privilegiare nello specifico uno studio più approfondito delle testimonianze di Aristotele.

Il primo capitolo (28-57), "Speusippus' philosophy: The general framework and the rejection of Form", giunge alla conclusione che Speusippo ipotizzò l'esistenza di più tipi di sostanze oltre i corpi sensibili giungendo così a ridurre drasticamente la dimensione metafisica stabilita da Platone e a abbandonarne la dottrina delle forme. Nel secondo (58-94), "The mathematical realm", viene provato che la preeminenza ontologica attribuita agli elementi matematici non implica necessariamente prerogative metafisiche o superiorità causale. A partire da queste conclusioni, nel terzo (95-118), "The Principles", si sostiene che se la partecipazione è da considerarsi come un problema cruciale della speculazione di Speusippo, ne deriva che gli interventi da lui apportati trovano una spiegazione alla luce delle sue preoccupazioni epistemologiche allo stesso modo del rifiuto della teoria delle forme platoniche. Il quarto capitolo (119-163) "Speusippus ethical doctrine" è incentrato sul pensiero etico di Speusippo, che non si riduce a un radicale antiedonismo, ma mostra significativi punti di contatto con le dottrine di Platone di Aristotele. Quanto all'Appendix (168-176), che segue l'utile sintesi delle Conclusioni (164-167), essa porta su 'Similarity and the sensibles', ossia sull'importanza degli oggetti sensibili all'interno della filosofia di Speusippo in particolare nell'opera perduta intitolata Homoia.

Se dal punto di vista filosofico, la De Cesaris possiede un'ottima preparazione altrettanto non si può dire per quanto riguarda gli aspetti più propriamente filologici. Un difetto purtroppo che si accentua sempre di più nelle indagini sul pensiero antico.

Al di là di banali, ma ricorrenti errori di accentuazione del greco si rilevano anche alcune fastidiose imprecisioni nella bibliografia. Cito solo l'edizione speusippea di Lang datata al 1964, quando in realtà è del 1911 e l'erronea trascrizione dei termini greci nell'articolo di Centrone (2014). Sgradevole è poi il fatto che la bibliografia è stata per lo più redatta con criteri specifici all'inglese nell'uso delle maiuscole che creano imbarazzo in titoli in italiano e ancor più in tedesco (Mette 1985).

Là dove la presenza di alcuni insidiosi errori crea maggiori problemi è comunque nella discussione (alle pp. 10-13) dei frammenti 60-62 Isnardi Parente di Speusippo.

Innazitutto, la numerazione dei frammmenti 60 e 61 è invertita, nel senso che il fr. 61 è in realtà il 60 e il fr. 60 il 61. Inoltre, la De Cesaris cita e utilizza il testo dell'anonimo commento al Platone (fr. 61) nell'edizione ormai obsoleta di Kroll, Rheinisches Museum 47 (1892), 599-627 e non in quella di Linguiti (1995) per il "Corpus dei Papiri filosofici" di Firenze, ripresa da Bechtle (1999). Per il commento di Proclo al Parmenide (nella porzione trasmessa solo nella versione latina di Guglielmo di Moerbeke = fr. 62), viene infine utilizzate l'edizione di Steel (2002) riproposta in Steel (2009) ignorando inspiegabilmente quella (ben più affidabile) di Luna e Segonds nel settimo tomo della loro edizione (Paris, Les Belles Lettres) dell'opera di Proclo (2021), 186 e 232.

Una maggiore dimestichezza con gli strumenti della 'filologia' avrebbe senza dubbio contribuito a una maggiore fruibilità dell'importante ricerca della Di Cesaris.

Perché la figura del primo successore di Platone ritrovi, infine, la sua giusta posizione nella storia nell'Academia Antica e esca definitivamente dall'ombra in cui era stato finora confinata non resta che aspettare la realizzazione di una moderna e rinnovata edizione della raccolta dei suoi frammenti dopo quelle della Isnardi Parente e di Tarán entrambe (per diversi motivi) insoddisfacenti. Purtroppo, i tempi sembra non siano ancora maturi per la realizzazione di questo improrogabile desideratum. E la stessa costatazione vale purtroppo anche per tutti i restanti filosofi Accademici.

Rezension über:

Giulia De Cesaris: Speusippus. A forgotten Voice of Platonism (= Issues in Ancient Philosophy), London / New York: Routledge 2025, XI + 215 S., ISBN 978-1-032-87418-0, GBP 145,00

Rezension von:
Tiziano Dorandi
Centre Jean Pépin, Villejuif/Paris - Centre National de la Recherche Scientifique / École normale Supérieure/PSL
Empfohlene Zitierweise:
Tiziano Dorandi: Rezension von: Giulia De Cesaris: Speusippus. A forgotten Voice of Platonism, London / New York: Routledge 2025, in: sehepunkte 25 (2025), Nr. 10 [15.10.2025], URL: https://www.sehepunkte.de/2025/10/40515.html


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