Eugenio Amato: Traiani Praeceptor. Studi su biografia, cronologia e fortuna di Dione Crisostomo, Besançon: Presses Universitaires de Franche-Comté 2014, 204 S., 4 Farbabb., ISBN 978-2-84867-506-0, EUR 18,00
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Questo volume costituisce un primo esito delle ricerche intraprese da Eugenio Amato per l'introduzione generale all'edizione di tutti gli scritti di Dione di Prusa che saranno pubblicati nella serie greca della Collection des Universités de France. L'autore ha ritenuto opportuno proporre subito in una forma più distesa e approfondita i risultati dello studio anche (15) "per non appesantire eccessivamente il corpo e l'apparato esegetico, di per sé già ricchi, della futura introduzione generale della CUF". Si tratta, a mio vedere, di una scelta opportuna. Il lavoro si sostanzia qui in una serie di contributi originali in grado di chiarire una serie di problemi concernenti Dione di Prusa, la sua biografia, la cronologia delle sue opere, la storia degli studi e della sua ricezione. Il nuovo impegno per la CUF ha determinato la genesi del volume, certo, ma la consuetudine dell'autore con il testo di Dione e con quello degli scrittori greci di età imperiale, la conoscenza di una bibliografia sedimentatasi a partire almeno dal XVI secolo (sul magistrato ed erudito Arnaud (o Arnoul) de/le Ferron (1515-1562), vd. ora, sempre di E. Amato, Per la fortuna di Dione Crisostomo I: la ritrovata versione latina di Arnaud de Ferron ed un perduto codice di Jean de Pins, "Göttinger Forum für Altertumswissenschaft" 13, 2010, 69-86) gli ha permesso di affrontare e in molti casi di risolvere problemi a prima vista privi di soluzioni soddisfacenti e di individuare aporie cronologiche spesso non percepite prima.
Lo scavo bibliografico si rivela particolarmente utile quando Amato si confronta con gli studi pubblicati prima del 1898, prima cioè della ricerca di H. v. Arnim (Leben und Werke des Dio von Prusa, mit einer Einleitung: Sophistik, Rhetorik, Philosophie in ihrem Kampf um die Jugendsbildung, Berlin 1898). L'ammirazione per quest'opera non impedisce di scorgerne il limite principale: l'accettazione da parte di v. Arnim "nella ricostruzione della vicenda artistica e personale di Dione del giudizio, per molti versi storicamente errato, di Sinesio" (12). L'esilio subito da Dione sotto Domiziano avrebbe costituito un momento fondamentale nella vita e nella produzione di Dione, uno spartiacque in base al quale distribuire le opere, quelle sofistiche - anteriori all'esilio e alle conseguenti peregrinazioni - e quelle filosofiche, composte solo nel periodo successivo all'esilio.
Una tale partizione si rivela insufficiente a rendere ragione della produzione dionea ed è quindi naturale che l'impegno principale degli studiosi che si sono confrontati con la poderosa ricerca di von Arnim abbia mirato anche a recuperare unità interna al corpus dioneo (14). Prima di von Arnim, però, vari lavori avevano contribuito alla ricostruzione della vita e della cronologia delle opere di Dione ed è meritoria, per esempio, la rivalutazione da parte di Amato dello studio di Arno Breitung, Das Leben des Dio Chrisostomus, Gebweiler 1887, ora consultabile a partire da http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0007/bsb00075097/images.
La ricerca si articola in dieci capitoli; la discussione sul cognomen Cocceianus e sull'acquisizione della cittadinanza romana (I capitolo) perviene a risultati notevoli. Attraverso una minuta analisi dei §§ 5-6 dell'Orazione 41 Amato conclude che l'elemento onomastico Cocceianus sarebbe da ricondurre a un personaggio romano di alto rango, forse proprio a G. Cocceio Flacco, deduttore della colonia triumvirale Iulia Concordia Apamea (31). Nella formula onomastica di Dione Cocceianus è dunque da intendere come la ripresa di un elemento portato da un antenato materno, non come un cognomen preso in omaggio a un importante notabile di età flavia. Combinando quanto disponeva la legislazione romana in materia di ereditarietà della cittadinanza romana e quanto era previsto dalla lex Pompeia, Amato può affermare poi che Dione avrebbe ricevuto "in virtù della Lex Pompeia de provinciis la cittadinanza romana fin dalla nascita e per parte di madre, cittadina romana per intervento imperiale".
Nel II capitolo Amato affronta l'arduo problema della datazione dei discorsi 31 (Rodiaco) e 32 (Alessandrino). Contro i tentativi di collocare il 31 vuoi durante vuoi dopo l'esilio, l'autore si pronuncia per una datazione del Rodiaco nei primi anni del regno di Vespasiano, tra il 69 e il 74/75 d.C. e dell'Alessandrino tra il 73/74 e 75 d.C. Nel III capitolo Amato, valorizzando un'ipotesi di Breitung, riassegna le epistole attribuite a Dione al suo reale autore, il nonno del Nostro. In appendice al capitolo è acclusa un'utile Lista dei manoscritti delle epistole attribuite a Dione. Nel quarto capitolo si toccano questioni decisive per la cultura a Roma tra la fine del I e il II secolo d.C. I rapporti non sempre sereni tra sofisti e filosofi, tra intellettuali e potenti del momento si rispecchiano nella biografia di Dione, ma Amato è in grado di ricostruire il possibile contenuto dell'ad Musonium, ove contrariamente a quanto si ritiene, l'allievo Dione non avrebbe affatto attaccato il suo maestro Musonio, lo avrebbe invece consigliato su un tema specifico o ne avrebbe elogiato alcune posizioni (77). Sempre attraverso una serrata analisi dei testi Amato può liberare Dione dall'accusa di bieco opportunismo politico: alcuni studiosi moderni hanno, infatti, ipotizzato che Dione avrebbe denunciato i suoi vecchi amici filosofi. La polemica di Dione era diretta, in realtà, verso chi, privo di una vera natura filosofica, imitava l'habitus di alcuni di loro ostentando trascuratezza nella cura di sé e disprezzo verso il mondo; come si nota, si tratta di un tema tipico dell'epoca. Il dibattito tra vero e falso filosofo, tra virtù e mera apparenza della medesima arriverà a essere evocato anche da Antonino Pio, come si legge in un'epistola di questo imperatore (Dig., 27.1.6.7, vd. V. Marotta, Multa de iure sanxit. Aspetti della politica del diritto di Antonino Pio, Milano 1988, 121-168).
Segue un capitolo dedicato alla datazione dell'Orazione 51 (a Diodoro), da collocare negli anni precedenti l'esilio o immediatamente dopo, mentre il sesto è un ricco contributo sul rapporto tra Dione e l'imperatore Traiano e il ruolo rivestito dal sofista nella corte imperiale, ruolo più importante di quanto finora non si fosse ritenuto. Nel capitolo successivo, grazie a un'allusione nell'Orazione 18 (destinata secondo Amato a Traiano), l'autore può sostenere con nuovi dati l'ipotesi suggerita da Patillon che i Progymnasmata di Elio Teone sarebbero da datare alla prima metà del I secolo d.C. Amato contestualizza poi (cap. VIII) un giudizio di Galeno su Dione e Favorino, escludendo poi (cap. IX) dal corpus dioneo l'Elogio della chioma, riportata da Sinesio (vero autore di questo pastiche) all'inizio del proprio Elogio della calvizie. L'ultimo capitolo è una bella discussione sulla fortuna e la ricezione del nostro sofista tra il XVI e il XX secolo: Il volume è completato da un'Appendice di Gianluca Ventrella ove si dimostra che alla notizia della morte di Domiziano l'esule Dione si trovava tra i Geti, non nell'accampamento di Viminacium.
Alla lettura di queste ricerche, ben condotte e ben presentate, si accompagna l'impressione, spesso fondata, che lo studio di Dione, della sua biografia come delle sue opere, porti ad affrontare questioni di primaria importanza per la vita politica, culturale e filosofica dell'impero romano tra la fine del I e il II secondo secolo d.C., anche questo è da considerare tra i pregi del volume.
Domitilla Campanile