Silvana Cagnazzi (a cura di): Carete di Mitilene. Testimonianze e frammenti, Tivoli (Roma): Edizioni Tored 2015, XII + 225 S., ISBN 978-88-88617-81-7, EUR 70,00
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Silvana Cagnazzi è una studiosa dell'Università degli Studi di Bari: nel corso degli anni si è occupata sia di storia che di storiografia greca, concentrandosi infine proprio sull'Alessandrografia in generale e su Carete di Mitilene in particolare.
Frutto di questi studi è il volume qui recensito, che esce nella collana "I Frammenti degli Storici Greci", diretta da Eugenio Lanzillotta con la condirezione di Virgilio Costa, collana che si inserisce nel plurisecolare filone di studi dedicato allo studio della storiografia greca in frammenti.
Nel secolo scorso Felix Jacoby ha trascorso tutta la sua vita nella pubblicazione dei frammenti degli storici greci: la sua opera (Die Fragmente der griechischen Historiker) in 18 volumi, monumentale per vastità ed eccezionale per il rigore filologico, pur essendo rimasta incompleta per la scomparsa dell'Autore, è ancora oggi l'inevitabile punto di riferimento per tutti gli studiosi di storiografia greca frammentaria, fonte inesauribile di riflessione per chi ritiene che la conoscenza diretta delle fonti resti ancor oggi, nell'avvicendarsi di metodologie e correnti culturali, il più sicuro punto di partenza per ogni ricerca scientificamente fondata.
In questi ultimi anni, l'interesse per la storiografia greca in frammenti si è riacceso e sono in corso di attuazione ben tre progetti: un gruppo di lavoro dell'Università di Leuven, in Belgio, sta pubblicando le parti mancanti dell'opera di Jacoby con un nuovo titolo, Die Fragmente der griechischen Historiker: Continued (= FGHC), e con commenti e note non più in tedesco ma in inglese. Un secondo gruppo di lavoro, guidato da Ian Worthington, sta pubblicando on-line, su abbonamento, in un sito a cura della Casa Editrice Brill di Leiden, il cosiddetto Brill's New Jacoby (= BNJ), con traduzione dei testi e note in inglese. Last but not least, il gruppo di lavoro guidato da Eugenio Lanzillotta e Virgilio Costa non solo si prefigge l'obiettivo di rinnovare l'opera dello Jacoby attraverso nuovi apparati critici e commenti storici, ma presenta un dato del tutto nuovo, la traduzione in italiano dei frammenti, che spesso è la prima traduzione in assoluto di queste testimonianze.
Il volume di Silvana Cagnazzi (numero 7 della collana) raccoglie, traduce e commenta le testimonianze e i frammenti di Carete di Mitilene, uno degli storici contemporanei di Alessandro Magno che hanno scritto sulla persona del re e sulla sua spedizione in Asia (testimonianze e frammenti di Carete in Jacoby, FGrHist 125; non ancora editi in BNJ). Dopo una breve Prefazione (vii-xii), troviamo una ampia Introduzione (1-45), divisa in cinque paragrafi (1. La vita - 2. Le Storie di Alessandro - 3. Le fonti tralatrici - 4. La fortuna - 5. La presente edizione), che dà conto di quanto sappiamo della biografia e dell'opera di Carete.
In sole quattro pagine (49-52) vengono esaminate le cinque Testimonianze su Carete, mentre centododici pagine (55-166) sono dedicate all'analisi dei diciannove Frammenti dell'unica opera che di lui conosciamo, le Storie di Alessandro, il cui titolo è citato in ben otto frammenti, tutti a noi conservati nei Deipnosofisti di Ateneo (cfr. l'Introduzione, 1, nota 2).
Troviamo poi un'ampia Bibliografia (169-179), una tavola di Concordanza tra le varie edizioni dei Frammenti (193-194), un Indice delle fonti, letterarie, epigrafiche e papiracee (195-208), un Indice dei nomi antichi, con l'unica, ovvia, esclusione, del nome di Carete (209-217), un Indice dei nomi degli autori moderni (219-224) e, infine, un Sommario del volume (225).
Secondo l'Autrice, "le Storie erano molto probabilmente divise in dieci libri: dal decimo proviene infatti il frammento che - come una pagina di cronaca mondana - contiene una dettagliata descrizione della sala di ricevimento, assieme a un lungo elenco di musicanti, cantanti e attori che allietarono la festa di nozze che si svolse nel 324 a Susa e segnò, anche da un punto di vista ideologico, la fine della spedizione intrapresa dieci anni prima. Non ci sono motivi per ipotizzare l'esistenza di altri libri, neppure di un undicesimo che magari contenesse il racconto della morte del re" (24-25). Su quest'ultima notazione, però, non tutti concordano: Jacoby, infatti, non escludeva l'esistenza di altri libri posteriori al decimo e questa opinione è stata condivisa anche da Klaus Meister, La storiografia greca. Dalle origini alla fine dell'Ellenismo, tr. it., Roma / Bari 1992, 125.
L'Autrice ha ordinato i frammenti su base cronologica rispetto al contenuto, in modo da poter ricostruire a grandi linee la struttura dell'opera di Carete, che "doveva fornire un resoconto della spedizione asiatica di Alessandro" (45). Di ciascun frammento è riportato il testo greco, stabilito sulla base delle edizioni critiche degli autori che li tramandano, come è prassi nelle edizioni di storici frammentari (vedi Introduzione 45). Segue poi una accurata traduzione italiana curata dall'Autrice medesima e un ampio commento storico, che cerca di inquadrare il contenuto di ogni frammento nel contesto della storia di Alessandro.
La monografia si presenta estremamente curata, sostanzialmente priva di refusi e di imprecisioni editoriali. Si può rimpiangere una eccessiva concisione nella trattazione della quinta testimonianza (52), nuova rispetto alle quattro riportate dallo Jacoby in FGrHist 125: è tratta da un papiro frammentario di recente pubblicazione (POxy 71, 4808), databile tra la fine del I e l'inizio del II secolo d. C. e oggetto di una ampia discussione in una tavola rotonda tenutasi a Roma, all'Istituto italiano per la storia antica il 10 giugno 2011, e ora pubblicata in RFIC 141, 2013, 61-104. Questo papiro conserva un breve e aspro giudizio su Carete, ricordato con altri due "storici di Alessandro", Onesicrito e Clitarco, e accusato di diffamare Parmenione e il suo entourage.
In ogni caso, credo che questo volume di Silvana Cagnazzi abbia tutti i numeri per diventare un punto di riferimento per coloro che sono interessati studiare in maniera approfondita gli storici perduti di Alessandro. Il lettore, giunto alla fine della lettura del volume, non potrà non riflettere sull'importanza dell'opera di Carete, senza farsi troppo influenzare dal giudizio negativo che su di lui ha espresso in anni lontani William Woodthorpe Tarn (Alexander the Great. II. Sources and Studies, Cambridge 1950, 70): "the fragments of Chares only exhibit a trifler, immersed in Court ceremonies and dinners".
Franca Landucci