Anna Benvenuti / Pierantonio Piatti (a cura di): Beata civitas. Pubblica pietà e devozioni private nella Siena del '300 (= Toscana Sacra; 5), Firenze: SISMEL. Edizioni del Galluzzo 2016, XIII + 650 S., ISBN 978-88-8450-733-4, EUR 84,00
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Il Centenario del Costituto senese del 1309 e la canonizzazione di Bernardo Tolomei, avvenuta nel 2009, hanno costituito l'occasione propizia per la celebrazione del Convegno Internazionale "Beata Civitas", del quale ora vengono pubblicati gli atti. Lo scopo dell'incontro e del volume era di studiare in profondità la religiosità, nella sua dimensione privata e pubblica, ed il suo stretto e inseparabile legame con la civitas. Come segnala Anna Benvenuti, sia nella premessa che nell'epilogo, questa profonda integrazione non è però implicita neppure nella storiografia più recente sugli aspetti civili dei culti. L'organizzazione religiosa non fu tuttavia "altra" o "accessoria" rispetto a quella civile, ma fu pienamente inserita nella società, avendo come obiettivo fondamentale il conseguimento del bene comune. Contribuì dunque al buon governo e per questo fu gestita dai poteri civili, i quali assunsero progressivamente responsabilità pubbliche nella gestione della pietà e della devozione, e sulle imprese assistenziali.
Il volume si divide in due parti, la prima concentrata sulle confraternite o compagnie laicali; sulle fondazioni assistenziali; sulle istituzione ecclesiastiche e diocesane senesi (Paolo Nardi); sull'interazione di queste entità con il potere civico e infine sugli effetti liturgici, devozionali ed artistici che ebbero a Siena. La liturgia processionale fu fondamentale nella configurazione della memoria collettiva della civitas e dell'unità della res publica Senensis, come analizzano Andrea Giorgio e Stefano Moscadelli nel caso della festa dell'Assunzione. Oltre alle fonti liturgiche del primo Duecento, i registri di entrata e uscita del comune di Siena, ossia di Biccherna, e gli statuti (analizzati da Luigi Licciardello) constituiscono fonti per la liturgia e gli aspetti devozionali e della religiosità.
Definito come "l'occhio della città" da san Bernardino, l'Ospedale di Santa Maria della Scala costituì un vero epicentro della vita cittadina; per questo nel presente volume gli sono dedicati diversi articoli, complementari tra di loro, che permettono un approccio interdisciplinare. A cominciare dal contributo di Gabriella Piccinni, che analizza lo stretto rapporto tra il Comune di Siena e l'ospedale, e l'attività di quest'ultimo come "impresa della carità pubblica". Nella storia del maggiore ospedale senese è evidente il passaggio dalla religione della città alla religione civica, come definite da Vauchez nel preambolo al volume. Alla fine del XII secolo la comunità ospedaliera elaborò un'identità istituzionale autonoma rispetto alla canonica della cattedrale; in seguito si oppose alle pretese di controllo e di governo da parte dei Nove (1287-1355) su tutti gli enti assistenziali senesi. Questo comportò la redazione del primo statuto dell'ospedale nel 1305. Attraverso di esso Michele Pellegrini analizza la composizione della comunità ospedaliera, che definisce come estesa e aperta verso la società locale.
Inoltre l'ospedale fu sede di diverse confraternite, tra le quali la più importante fu la società dei Disciplinati, alla quale è dedicato l'intervento di Isabella Gagliardi. Dalla documentazione pervenuta si coglie che in realtà c'erano due compagnie, di cui quella della Vergine Maria era sottoposta alla confraternita dei Disciplinati. La prima veniva chiamata "di sopra", e la seconda "di sotto", a motivo dell'ubicazione delle sedi rispettive nell'Ospedale. Questo dato, insieme a un'attenta analisi iconografica del ciclo di affreschi raffiguranti episodi della vita eremitica che decorano uno spazio dell'Ospedale, ha permesso a Maria Corsi d'ipotizzare la loro commitenza e la funzione di questo ambiente. Si tratterebbe appunto dell'ingresso o anticappella della Compagnia dei Disciplinati, e forse anche della sua Biblioteca.
È da notare che questo saggio è quasi l'unico contributo dedicato in specifico alla storia dell'arte, oltre a quello di Bruno Santi, che però si limita a considerazioni di carattere generale, e a qualche spunto nei saggi di Raffaele Argenziano e Franco Franceschini. Il primo conduce un'indagine sulla tipologia dei cataletti dipinti delle confraternite, mentre Franceschini, nel suo studio sulla religiosità delle Arti senesi, si occupa anche della committenza di opere d'arte.
Un altro aspetto da sottolineare, sia nella prima che nella seconda parte, è l'inclusione di saggi che forniscono un contesto più ampio nel quale inserire la realtà senese, come quello di Marina Gazzini sull'associazionismo religioso laicale o Maria Pia Alberzoni sulla devotio femminile tra il XII e il XIV secolo. Questi servono da preambolo rispettivamente ai contributi di Maria Assunta Ceppari Ridolfi, dedicato allo studio degli altri ospedali senesi, e delle confraternite; e a quello di Eleonora Rava e Allison Clark Thurber, che propone un interessante studio comparativo tra le eremite pisane e senesi. Infine Mario Sensi analizza l'interrelazione e le reciproche influenze tra Toscana ed Umbria.
La seconda parte del volume, di dimensioni più ridotte, è concentrata invece sulle religiones novae, i nuovi ordini religiosi, attraverso diverse manifestazioni e istituzioni legate a essi. Tra queste l'Inquisizione, per la quale a Siena abbiamo poche notizie, per cui Marina Benedetti propone alcune proficue linee d'indagine attraverso fonti alternative.
La distinzione tra religione della città e religione civica è esemplificata anche dall'intervento di Alessandra Bartolomei Romagnoli, che analizza la riformulazione del santorale senese negli ultimi decenni del Duecento e primi dei Trecento, anteponendo all'antica religione della cattedrale una pluralità di nuovi santi e luoghi di culto. Si tratta di santi locali che si distinguono da quelli a carattere più universale, come Caterina Benicasa e Bernardino (studiato da Letizia Pellegrini).
Non manca uno studio dedicato a Bernardo Tolomei, dovuto a Luigi Gioia, che, contrariamente alla tradizione agiografica, considera la sua scelta di vita monastica sotto la regola benedettina una continuazione e un superamento della pietas civica che lui e i suoi compagni avevano praticato in origine. Infine, Pierantonio Piatti si occupa degli ordini mendicanti "minori", tante volte trascurati, i quali ebbero però grande impatto sulla vita religiosa della Siena del Trecento.
Per concludere, da quanto detto finora si coglie che questo volume mette insieme le più recenti ricerche sullo stretto legame tra la civitas senese e la religione pubblica a Siena; legame che la storiografia non può più permettersi di trascurare. Il carattere interdisciplinare e complementare dei contributi permette il loro dialogo, e arricchisce la visione. Semmai, sarebbe da lamentare la mancanza di rimandi tra i diversi articoli, che renderebbero più agile la lettura. Un altro aspetto positivo è l'inserzione di alcuni saggi che permettono di reinserire il caso senese nel più ampio contesto italiano. Infine, il corpus grafico costituisce senz'altro una virtù, anche se occorre segnalare la mancanza delle immagini per alcuni capitoli.
Mercedes Pérez Vidal