Robert Mayhew: Aristotle's Lost "Homeric Problems". Textual Studies, Oxford: Oxford University Press 2019, XXIII + 224 S., 5 s/w-Abb., ISBN 978-0-19-883456-4, GBP 60,00
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Se la Poetica resta uno dei trattati di Aristotele tra i più indagati anche tra i non specialisti della filosofia antica, lo stesso non può dirsi dei Problemi omerici. Il volume di R. Mayhew, che già da qualche anno mostra un interesse per questa ultima opera, costituisce una opportuna eccezione. Nei dieci saggi che lo compongono, lo studioso si propone di rilanciare il dibattito sui frammenti dei Problemi omerici alla ricerca di nuovi elementi che ne amplino la conoscenza attraverso uno studio accurato soprattutto, ma non solo, di aspetti testuali relativi a problemi cruciali finora in larga misura negletti. Mayhew insiste, in particolare, sulla possibilità di individuarne ulteriori testimonianze utili per farsi una idea più precisa di determinate caratteristiche dell'attività di Aristotele esegeta di Omero.
Il volume si divide in tre sezioni per un totale di dieci capitoli, tre dei quali (4, 8 e la seconda parte di 9) già pubblicati.
La prima sezione contiene tre studi preliminari. Nel primo ("Pre-Aristotelian Homeric Scholarship and Aristotle's Poetics": 3-23) Mayhew, dopo avere tracciato un breve profilo degli ricerche omeriche dai Presocratici a Platone, indaga a fondo il cap. 25 della Poetica a partire dal corretto presupposto che queste pagine nelle quali Aristotele presenta le dodici soluzioni che propone per risolvere i cinque problemi che si presentano nella analisi di un'opera d'arte ci danno una idea generale di come egli aveva affrontato l'interpretazione di Omero e di come aveva suggerito di risolvere le aporie dell'Iliade e dell'Odissea. Il secondo capitolo ("The Titles (and Subtitles) of Aristotle's Lost Work on Homer": 25-33) è dedicato allo studio delle testimonianze antiche relative al titolo dell'opera, al numero dei libri (almeno sei) e alla possibilità che vi fossero o meno sottotitoli per singoli libri. Nel terzo ("A Reappraisal of Heitz": 35-45), vengono esaminati due frammenti esclusi a torto dalle collezioni di Rose e di Gigon, ma che erano già stati attribuiti ai Problemi omerici nella raccolta di Heitz (1869, fr. 188 e 208).
La seconda sezione è intitolata "Studies Based on Aristotle's Extant Works". Il fine dei tre capitoli che la compongono è quello di reperire eventali tracce dei Problemi omerici, che siano vere e proprie citazioni o allusioni, nella Historia animalium, nella Retorica e nella Poetica di Aristotele.
È senza dubbio la parte più interessante e innovativa del volume per il dialogo costante che vi si svolge fra opere conservate e perdute di Aristotele e che Mayhew conduce applicando criteri chiari e convincenti che così riassume (VIII-IX): "inquire whether such passages were (likely) the subject of debate or discussion in antiquity; consider whether such debate over or discussion about a particular passage fits Aristotle's aims and methods in his lost Homeric Problems ...; and finally, does such inquiry and consideration of the Homeric passage in its Aristotelian context give us an hint at ... how he might have solved the problem (or alternatively, whether he was critical of Homer)". Mayhew è ben cosciente che è raro poter giungere a conclusioni certe e che bisogna spesso accontentarci di risultati possibili o probabili.
Il cap. 4 ("The Evidence from the History of Animals": 49-74) prova che questo trattato di Aristotele consente di avere una idea più precisa della natura dei Problemi omerici confermando che lo Stagirita ebbe nei confronti di Omero un atteggiamento di stima e di rispetto che lo portò a cercare di difenderlo nei limiti del possibile senza tuttavia cadere in una qualsiasi forma di approvazione acritica. Nel cap. 5 ("The Evidence from the Rhetoric": 75-104), Mayhew suggerisce che esiste una forma di relazione molto stretta fra i Problemi omerici e la Retorica (almeno il III libro) e nello specifico che "Aristotle's study and work on metaphor in Homer influenced his account in the Rhetoric of metaphor, or vice-versa - or rather, that the two were mutually influential" (104). Nel cap. 6 ("The Evidence from Poetics" 21: 105-120), Mayhew estende la sua analisi al cap. 21 della Poetica (sulle forma delle parole) che legge in relazione con il passo parallelo di Strabone VIII 5, 3: la discussione dei generi di parole classificate secondo l'uso e la forma non rientrava nelle soluzioni di specifici problemi omerici, ma in una più generale difesa dell'uso da parte di Omero di una lingua inusuale, seppure lecita per i poeti.
La terza e ultima sezione intitolata "Studies on Select (and Usually Neglected) Fragments" conta quattro capitoli relativi a altrettanti problemi che Aristotele poteva avere affrontato nei Problemi. Nel cap. 7 ("Aristotle on the Meaning of 'talanton' in Iliad 23": 123-141) sono esaminati frammenti già presenti, seppure in maniera né completa né precisa nelle precedenti raccolte. La discussione verte sul significato e sul valore che, secondo Aristotele, la parola 'talanton' avrebbe in Il. XXIII 262-270. Di fronte alle molte incertezze testuali, Mayhew presenta una nuova edizione critica dei frammenti fondata su un rinnovato esame delle fonti manoscritte (le cui immagini sono opportunamente riprodotte). Il cap. 8 ("Aristotle and Aristarchus on the Meaning of 'keras' in the Iliad": 143-152) prende in conto numerosi testi nei quali Aristotele/Aristarco sono accreditati di una interpretazione specifica del sostantivo 'keras' nell'Iliade. Mayhew distingue quello che riviene a Aristotele e quello che è invece di Aristarco rifiutando, a ragione, l'ipotesi dominante che tutti quei frammenti derivano da Aristarco il cui nome si sarebbe in certi casi corrotto in quello di Aristotele. Nei testi che egli restituisce al filosofo, si trovano ulteriori e interessanti testimonianze sul giudizio che egli espresse sull'uso della metafora in Omero. Nel cap. 9 ("Aristotle on the Theomachy in Iliad 21": 153-167) sono studiati due significativi testi trasmessi l'uno da un papiro del II s. d.C. (P.Oxy. 221) e l'altro da un manoscritto bizantino del XIV s. (Genavensis gr. 44) relativi all'interpretazione di un passo della Teomachia nel XXI libro dell'Iliade. Poiché in entrambi i testi c'è traccia di una interpretazione allegorica di Omero è lecito chiedersi se essa non risalisse già a Aristotele. Sullo stesso tema porta infine anche il cap. 10 ("Aristotle's Naturalistic Interpretation of Odyssey 12": 169-193) relativo all'interpretazione di tre episodi del libro XII dell'Odissea: le Sirene, le colombe portatrici di ambrosia e le Vacche del Sole.
Da questa sia pure rapidissima presentazione dei contenuti del volume, appare bene evidente la ricchezza e le novità della ricerca di Mayhew e la sua importanza nel rilanciare lo studio dei pochi, ma intriganti frammenti dei Problemi omerici di Aristotele, qui letti in un costante e proficuo parallelo con il resto della sua produzione e non solo quella strettamente storico-letteraria. L'immagine che comincia a delinearsi è davvero innovante e foriera di ulteriori sviluppi che lasciano intravedere anche la possibilità della messa in cantiere di una nuova e moderna edizione più completa e affidabile delle scarse, ma significative reliquie di quell'opera che fa da da cerniera nell'interpretazione di Omero da parte dei filosofi.
Tiziano Dorandi