James R. Cross: Hippocratic Oratory. The Poetics of Early Greek Medical Prose (= Medicine and the Body in Antiquity), London / New York: Routledge 2018, IX + 159 S., 4 s/w-Abb., ISBN 978-1-4724-7415-5, GBP 110,00
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Il libro è il risultato della tesi di dottorato sostenuta da James R. Cross al King's College di Londra, sotto la guida di Michael Trapp. Il proposito dell'autore è quello di indagare le caratteristiche salienti della prosa medica di età classica ascritta a Ippocrate di Cos (fine V sec. - inizio IV sec. a.C.), ponendola a confronto con la tradizione retorica contemporanea. Il volume si inserisce dunque su una linea di studi che oggi sembra essere particolarmente apprezzata, come rivelano le recenti pubblicazioni di argomento affine (si veda, tra gli altri, il bel volume di Caroline Petit "Galien de Pergame ou la rhétorique de la Providence" uscito nello stesso anno per i tipi di Brill). Cross si concentra, in particolare, sull'analisi della prosa di cinque trattati ippocratici, scritti probabilmente sul finire del V secolo a.C. ai fini di un'esposizione orale: De vetere medicina, De arte, De flatibus, De morbo sacro, De natura hominum.
Il primo capitolo ("Hippocratic expository prose"), di carattere più generale e introduttivo, mira ad evidenziare le tracce dello sviluppo della prosa medica di età classica: Cross mette in rilievo le analogie con altri testi filosofici, come ad esempio quelli dei presocratici o di storiografi come Erodoto e Tucidide.
Nel secondo capitolo ("Models of logos and medical oratory"), Cross analizza il termine-chiave logos nei cinque trattati ippocratici su cui si impernia la sua indagine, rilevandone la complessità di significato e la necessità di cogliere le diverse sfumature a seconda del contesto. I testi ippocratici rivelano una notevole spinta propulsiva verso nuove forme di espressione del pensiero medico-filosofico.
La nozione, l'uso e la forma dell'epideixis sono al centro del terzo capitolo ("Hippocratic epideixis and the orality of medical oratory"): il termine, generalmente tradotto con "dimostrazione", implica un'ampia gamma di funzioni retoriche e persuasive. Cross prende dapprima in esame le indagini di diversi studiosi, nel tentativo di offrire una definizione esaustive del termine; successivamente, analizza l'uso dell'epideixis (e dell'apodeixis) nei cinque trattati ippocratici scelti.
Nel quarto capitolo ("Gorgia, Heraclitus and the persuasive functions of sound in On breaths") l'autore propone un confronto tra il trattato ippocratico De flatibus da una parte e l'Encomio di Elena di Gorgia e alcuni frammenti di Eraclito dall'altra. Cross evidenzia le somiglianze nell'uso di alcune figure retoriche del suono (in particolare, omoarcto, omoteleuto, figure etimologiche) e della struttura sintattica (antitesi e parallelismi) finalizzate all'espressione di nozioni filosofiche.
Nel quinto e ultimo capitolo ("In the agon: the persuasive functions of antithesis in Hippocratic oratory") viene approfondito in particolare l'uso dell'antitesi e di argomentazioni dualistiche, che tendono ad opporre nettamente due opinioni diverse, in ciascuno dei cinque testi ippocratici. Tale uso, che mette bene in evidenza l'ambito agonale nel quale furono composti quei testi, era finalizzato a corroborare le tesi degli autori ippocratici contro quelle dei loro avversari.
Dopo alcune pagine di conclusioni, che riassumono quanto detto nel corso dei capitoli, chiudono il volume un'appendice, contenente la sinossi del contenuto dei cinque trattati ippocratici esaminati, la bibliografia finale e, infine, un indice dei nomi e degli argomenti più rilevanti.
Risulta un po' singolare la struttura del libro, perché Cross ha deciso di dividere in modo netto i capitoli, apponendo alla fine di ciascuno le note al testo e il relativo repertorio bibliografico delle opere e degli studi citati, quasi fosse una collezione di saggi pubblicati separatamente l'uno dall'altro. In particolare, le sezioni bibliografiche per ogni singolo capitolo sono rese superflue dalla presenza, alla fine del volume, della bibliografia complessiva delle opere e degli studi citati: la presenza di ben 6 repertori bibliografici in un volume di appena 160 pagine è causa di multiple ripetizioni, che forse si potevano evitare.
Il volume, snello e di agile lettura, è complessivamente ben curato e l'autore offre delle riflessioni interessanti sulla formazione della prosa medica di età classica. L'autore prende in considerazione le tesi di diversi autorevoli studiosi, sintetizzando le loro opinioni prima di argomentare le proprie. Talvolta si sarebbe desiderata un'analisi stilistica e retorica più dettagliata dei passi ippocratici selezionati, che mostrano effettivamente notevoli punti di interesse. Colpisce anche l'assenza di riferimenti esatti alle edizioni critiche usate nel citare i testi medici, che spesso rivelano imprescindibili problemi di tradizione testuale. Nell'insieme, tuttavia, il libro risulta essere sicuramente un contributo degno di lettura per chi voglia studiare le caratteristiche della prosa medica ippocratica in relazione ad altri testi autorevoli di età classica.
Giulia Ecca