Rezension über:

Paul Cartledge: Ancient Greek Political Thought in Practice (= Key Themes in Ancient History), Cambridge: Cambridge University Press 2009, XXIII + 169 S., ISBN 978-0-521-45595-4, GBP 14,99
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Rezension von:
Cinzia Bearzot
Dipartimento di Scienze Storiche, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano
Redaktionelle Betreuung:
Matthias Haake
Empfohlene Zitierweise:
Cinzia Bearzot: Rezension von: Paul Cartledge: Ancient Greek Political Thought in Practice, Cambridge: Cambridge University Press 2009, in: sehepunkte 10 (2010), Nr. 2 [15.02.2010], URL: https://www.sehepunkte.de
/2010/02/16780.html


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Paul Cartledge: Ancient Greek Political Thought in Practice

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Il libro di Paul Cartledge, rivolto a studenti e a non specialisti, presenta la Grecia antica come luogo di sperimentazione e di innovazione politica. La riflessione si concentra sull'interazione fra pensiero e prassi politica, sull'importanza dello status nell'attività politica e sull'esperienza democratica. Il saggio (che riprende in parte studi già editi) adotta una prospettiva comparativa e evidenzia non solo ciò che ci accomuna, ma anche ciò che ci separa dai Greci. Gli undici capitoli tematici sono intervallati da pagine di narrazione storica sulle vicende politiche greche, utili per l'inquadramento della parte teorica.

Dopo la prefazione e la tavola cronologica, il primo capitolo tratta il problema delle fonti per il pensiero politico greco e si sofferma sul tema della democrazia, la vera "rivoluzione greca" in campo politico. Convinto che i contenuti originari del concetto di democrazia, ormai costitutivo dell'esperienza politica occidentale, meritino attenta riconsiderazione, l'autore discute l'idea di uguaglianza, fondamentale, insieme a quella di libertà, nella democrazia antica e moderna. In tema di uguaglianza il vocabolario dei Greci è ricco ed esprime concetti diversi (isotes/homoiotes), così come diverse erano, da un lato, l'uguaglianza politica (concepita come uguaglianza di opportunità per i cittadini, liberi maschi adulti) e l'uguaglianza nella qualità della vita (benché in presenza di disuguaglianze economiche) sperimentabili nella democrazia ateniese e, dall'altro, l'uguaglianza di stile di vita degli Homoioi di Sparta (dove la presenza di classi subordinate impediva una pratica egalitaria).

Il secondo capitolo considera il ruolo dei Greci nell'invenzione della politica come spazio di discussione e decisione collettiva, collocato "al centro" della comunità della polis. Cartledge insiste sulla visione della polis come "stateless community": [1] La polis non potrebbe essere considerata una vera forma di stato perché non distingue adeguatamente fra popolo e potere esecutivo, non ha il monopolio della coercizione (e deve quindi affidare la tutela dell'ordine pubblico all'iniziativa individuale e al controllo sociale), non conosce l'idea di diritto individuale. Altre notevoli differenze si riscontrerebbero poi nel rapporto fra religione e sfera politica, nei limiti posti alla partecipazione dalle forme di esclusione basate sul genere e sullo status, nell'assenza di una società civile distinta dal governo e di forme di dissenso civile. Fra le peculiarità della polis greca vi sarebbe anche l'assenza di partiti, che, impedendo una leale opposizione, avrebbe favorito la tendenza alla stasis.

Sulla natura statuale della polis sono state espresse posizioni diverse. Al contrario di Cartledge, Hansen [2] considera la polis come uno stato perché espressione di un potere pubblico legittimo (con giurisdizione su un territorio e capacità di monopolizzare l'uso della forza) e per la chiara separazione fra stato e società, fra pubblico e privato. Entrambe le posizioni, in realtà, muovono da un confronto improprio con lo stato moderno e contengono elementi anacronistici. La polis, infatti, non era né una "stateless community", né uno stato nel senso moderno del termine; [3] si può legittimamente parlare di statualità della polis, ma in senso del tutto peculiare, perché nella polis greca la città in senso politico-istituzionale e la città intesa come società coesistono. [4] La stessa presenza nella città greca di "partiti" organizzati e stabili, dalla consistenza spesso ben valutabile sul piano quantitativo, con leader e sostenitori, programmi politici, orientamenti di politica internazionale, non può essere convincentemente negata. [5]

I capitoli dal III al V considerano il tema del governo di uno solo (a partire da Omero), di alcuni (a partire da Solone e dai suoi provvedimenti ispirati all'idea della mediazione fra le parti) e di tutti, esito privo di precedenti della "rivoluzione ateniese". Cartledge identifica correttamente in Clistene il fondatore della democrazia, pur inserendolo in un processo che parte da Solone e che porta alla formazione di un demos consapevole, inserito dal riformatore nel processo politico (questo il senso della affiliazione del demos all'eteria di Clistene di cui parla Erodoto). Interessanti i rilievi sulla coniazione del termine demokratia: la speculazione politica che, secondo Cartledge, ciò implica sembra confermare l'esistenza, spesso negata, di una teoria democratica, sostenuta da D. Musti in un importante contributo qui non ricordato. [6]

Il capitolo VI identifica nel dibattito costituzionale di Erodoto III, 80-82 la prima manifestazione della teoria politica greca, preparata dalla scuola ionica, dalla sofistica e dalla rilettura del mito operata nella tragedia attica. La persistenza del termine isonomia in luogo di demokratia nel dibattito è convincentemente spiegata con le potenzialità negative insite nel concetto di demos.

Il capitolo VII, dedicato al processo di Socrate, tenta di comprendere le ragioni del tribunale e le identifica, acutamente, nell'interferenza tra politica e religione, tipica del contesto cittadino greco, e nelle condizioni particolari dell'Atene contemporanea, uscita da una lunga guerra e da una grave crisi politica e quindi desiderosa di assicurarsi il favore divino.

Il capitolo VIII, dopo una rapida analisi delle vicende del IV secolo che evidenzia la diffusione della democrazia, lo sviluppo del federalismo e l'avvento di poteri assoluti, considera la rinnovata attualità della monarchia nella teoria (Senofonte, Platone, Isocrate, Aristotele) e nella prassi politica di IV secolo (con riferimento soprattutto ad Alessandro). Il capitolo IX presenta il caso della rivoluzione spartana di Agide IV e Cleomene III: un coraggioso tentativo di riforma influenzato dal pensiero filosofico ellenistico e che rivela la vitalità della polis. Il capitolo X tratta di Polibio e soprattutto di Plutarco.

Infine, il capitolo XI ripropone il problema del rapporto tra esperienza greca e democrazia contemporanea, sottolineando la permanente validità di principi quali la responsabilità dei magistrati e l'ampia partecipazione al processo decisionale (oggi incentivabile con l'aiuto della tecnologia). Il libro si conclude dunque ribadendo la vitalità dell'esperienza politica greca, pur nella dialettica continuità/alterità.

Delle due appendici, la prima contiene tre documenti di carattere epigrafico e letterario; la seconda inserisce l'opera di Pseudosenofonte nel dibattito sulla democrazia e la data alla metà degli anni '20. Il volume è corredato da una bibliografia ragionata per capitolo, da una bibliografia generale in ordine alfabetico (per lo più in inglese) e da un indice dei nomi e delle cose notevoli.

Scritto in modo semplice, con argomentazione perspicua ed efficace, questo agile volume centra certamente l'obiettivo che si propone, quello di offrire ad un pubblico vasto una riflessione sul pensiero politico greco scientificamente aggiornata e stimolante nell'esposizione e nei contenuti.


Note:

[1] M. Berent: The Stateless Polis, Diss. Cambridge 1994.

[2] M.H. Hansen (ed.): Polis and City-State. An Ancient Concept and its Modern Equivalent. Symposium, January 9, 1998 (Acts of the Copenhagen Polis Centre, 5), Copenhagen 1998; Id. (ed.): A Comparative Study of Six City-State Cultures. An Investigation Conducted by the CPC, Copenhagen 2002.

[3] M. Faraguna: Individuo, stato e comunità. Studi recenti sulla polis, Dike 3 (2000), 217-229.

[4] M. Giangiulio: Stato e statualità nella polis: riflessioni storiografiche e metodologiche, in: S. Cataldi (a cura di): Poleis e politeiai. Esperienze politiche, tradizioni letterarie, progetti costituzionali (Atti del Convegno Torino, 29-31 maggio 2002), Alessandria 2004, 31-53.

[5] C. Bearzot - F. Landucci (edd.): "Partiti" e fazioni nell'esperienza politica greca, Contributi di storia antica, 6, Milano 2008.

[6] D. Musti: Demokratia. Origini di un'idea, Roma-Bari, Laterza, 1995.

Cinzia Bearzot