Jeffrey F. Hamburger / Eva Schlotheuber / Susan Marti et al.: Liturgical Life and Latin Learning at Paradies bei Soest, 1300-1425, Münster: Aschendorff 2016, 2 Bde., XXII + 1417 S., zahlr. Abb., ISBN 978-3-402-13072-8, EUR 178,00
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Il monastero domenicano di Paradies in Westphalia, nei pressi della città di Soest, fu al centro della vita religiosa e anche intellettuale della regione fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1256. Un altro monastero domenicano, quello di Santa Maria in Lahde, non molto distante da Paradies, poi trasferitosi a Lemgo, deve anch'esso la sua fondazione al ramo maschile dell'ordine. Da Paradies proviene il Graduale D 11 della Universitäts- und Landesbibliothek di Düsseldorf, al quale sono dedicati i due monumentali volumi da poco editi.
Si tratta di uno studio di carattere interdisciplinare che riunisce i saggi di alcuni tra i più noti studiosi che ricostruiscono il contesto storico e di produzione dei corali e del monastero di Paradies, dalla sua fondazione fino alla soppressione decretata il 12 dicembre 1808, preludio alla demolizione dell'intero complesso che interesserà anche il vicino Damenstift protestante, pochi anni dopo, nel 1815. Nulla o quasi sopravvive del monastero domenicano di Paradies, fatta eccezione per alcuni dei codici liturgici attraverso i quali è possibile, almeno parzialmente, ricostruire nella sua ricchezza e anche vivacità intellettuale la vita del complesso domenicano e delle monache che ne furono protagoniste.
Il Graduale D 11 era parte di una serie liturgica di cui si conservano altri 2 Graduali completi e frammenti da altri codici, oggi in differenti collezioni e musei. Una scheda paleografica e codicologica è pubblicata nel secondo volume per ciascuno dei dispersi manoscritti provenienti da Paradies e per i frammenti identificati da altri libri liturgici perduti. Il secondo volume offre, oltre alla descrizione dei codici (II, 33-47) e ad un apparato fotografico di eccezionale valore, anche approfondimenti sulla liturgia in uso a Paradies nonché una trascrizione completa delle numerose iscrizioni o legende presenti nella decorazione dei manoscritti, di cui si identificano anche le fonti bibliche (II, 83-92). Uno straordinario lavoro di indagine che permette di verificare non solo la padronanza delle monache nell'uso della lingua latina, ma anche la loro fine preparazione esegetica e teologica. Proprio su questi aspetti si concentra il capitolo 3 della prima parte (Intellectual Horizons, I, 43-90) che traccia una sintesi particolarmente efficace in tema di educazione e formazione all'interno dei monasteri domenicani, modalità di ingresso e professione, in riferimento alle disposizioni contenute nella regola e nelle costituzioni. L'inventario dei libri della biblioteca del monastero domenicano di Lemgo, compilato nel 1386 e di cui è presentata l'edizione nel secondo tomo di questo studio (II, 29-31) - non identificato un analogo inventario per la biblioteca di Paradies - permette di conoscere i libri di cui era dotata la biblioteca delle monache e quali fossero le loro letture. Tra l'altro, proprio lo Speculum virginum, elencato tra i libri in possesso di Santa Maria di Lemgo, è una tra le fonti identificate per alcune delle iscrizioni che corredano le iniziali dei manoscritti liturgici di Paradies.
La complessità del programma iconografico del Graduale D 11 e di tutto il corredo di legende che lo accompagnano ne fa davvero un unicum. La presenza, in molti fogli del codice, di ritratti di monache, alcune identificate con le lettere iniziali dei loro nomi, fa pensare ad un'opera di collaborazione o comunque fa prevalere la destinazione collettiva e comunitaria nella quale tutto Paradies poteva identificarsi. Nell'illustrazione del Graduale l'apparato illustrativo e didascalico non è stato probabilmente determinato a priori in tutti i suoi elementi, ma appare piuttosto come esito di un costante e protratto lavoro esegetico sul significato delle feste e ricorrenze che la liturgia offriva quotidianamente alla preghiera e alla meditazione delle monache. Proprio questo suo carattere che unisce immagine e parola - tanto che possiamo definire l'illustrazione del Graduale di Paradies "a verbal and visual commentary consisting of inscribed images of unparalleled complexity" (I, 4) - non trova paralleli o confronti nella contemporanea produzione di codici liturgici in Westphalia.
Una figura di spicco fu certamente Elisabeth von Lünen che sottoscrive il Graduale B 6, oggi Dortmund, Propsteikirche (f. 324v), destinato alle domenicane del locale monastero. Elisabeth fu responsabile della trascrizione e anche della decorazione del codice, in cui dà prova di una straordinaria perizia calligrafica nella costruzione e nell'ornato delle iniziali e dei margini con una predilezione per la micrografia, i cui precedenti sono stati identificati nella decorazione del Graduale per il monastero domenicano di Heilig Kreuz (Cologna, Dom- und Diözesanbibliothek, cod. 1173) e in altri codici secondo un uso attestato in particolare nella illustrazione di manoscritti ebraici in Germania fin dal XIII secolo.
Una parte rilevante dello studio è dedicata alla presentazione delle sequenze musicali nei corali di Paradies, nella loro interazione con i testi e le legende iscritte (I, part III), completata da appendici nel secondo volume con una selezione delle sequenze del repertorio liturgico domenicano. Segue (I, part IV-V) l'analisi del programma illustrativo delle iniziali che si rivelano una fine glossa visiva al contenuto liturgico delle feste che introducono.
Non è possibile rendere ragione in questa presentazione, per sua natura sommaria, della ricchezza di temi e dei risultati della ricerca sui codici domenicani di Paradies, affrontata nella sua complessità e nelle sue molteplici componenti liturgiche e figurative sempre con chiarezza di metodo e con un'efficace presentazione e strutturazione che evidenzia un serio lavoro di coordinamento. Il risultato per il lettore e per lo studioso è davvero prezioso e ne siamo particolarmente grati agli Autori. Nel singolare programma illustrativo dei codici di Paradies è la vita stessa del monastero domenicano ad essere 'illustrata', vita liturgica e non solo, in cui la preghiera si nutre anche dello studio e con la parola 'visualizzata' si fa canto.
Milvia Bollati