Duane W. Roller: Eratosthenes' Geography. Fragments collected and translated, with commentary and additional material, Princeton / Oxford: Princeton University Press 2010, XV + 304 S., 7 Kt., ISBN 978-0-691-14267-8, GBP 34,95
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Eratostene di Cirene (280-195 a.C. ca.), direttore della Biblioteca di Alessandria nel corso della seconda metà del III secolo a.C., fu un personaggio dai molteplici interessi. Filosofo, matematico, astronomo, poeta, mitografo, cronografo e altro ancora, egli fu autore anche di uno scritto in tre volumi intitolato Geographiká, che segnò l'inizio della geografia come disciplina autonoma. L'opera era frutto della raccolta e della rielaborazione di informazioni che riflettevano le conoscenze precedenti e l'allargamento degli orizzonti geografici del mondo greco in seguito alle imprese di Alessandro Magno. I dati erano ordinati e organizzati secondo un preciso metodo, fondato su criterî matematici e astronomici, che aveva come intento la rappresentazione dell'ecumene, l'insieme delle terre abitate allora conosciute.
Lo scritto di Eratostene ebbe una grande influenza sugli studiosi di epoca ellenistica e romana. Tuttavia, a causa della sua peculiare natura, circolò solo presso una ristretta cerchia di specialisti e questo ne determinò la scomparsa già in epoca antica. Di esso sopravvivono solo le testimonianze di autori posteriori, in particolare Strabone, che sono state oggetto di alcune edizioni moderne. L'ultima di queste, curata da Hugo Berger nel 1880, ha costituito per oltre un secolo il riferimento indispensabile per chiunque intendesse avviarsi allo studio della geografia antica [1].
Da tempo, dunque, in questo ambito di studî si avvertiva la necessità di una nuova edizione che tenesse conto di ricerche e acquisizioni recenti e superasse l'approccio delle precedenti raccolte alla luce del moderno dibattito sulla metodologia e sui problemi dell'analisi delle fonti. In realtà, il volume di Duane Roller risponde solo in parte a queste attese. Non si tratta, infatti, di un'edizione critica delle testimonianze superstiti dello scritto di Eratostene, ma della loro prima traduzione inglese, sprovvista però del testo originale a fronte e dell'apparato critico. Il libro presenta una veste elegante e accattivante e intende evidentemente raggiungere un pubblico ampio, pur non essendo un'opera puramente divulgativa. Al contrario, a partire dal lavoro di Berger e dal successivo studio di Amédée Thalamas [2], il volume di Roller costituisce il primo complesso tentativo di riorganizzare criticamente la documentazione tràdita e presenta alcune novità rispetto alle precedenti edizioni.
Dopo una breve introduzione (IX-XI), la prima sezione del volume è dedicata all'inquadramento della figura di Eratostene, della sua opera geografica e della relativa fortuna, con una breve storia delle edizioni e degli studî moderni (1-37). La presentazione dell'organizzazione dei singoli libri e della sequenza dei temi in essi trattati consente di cogliere alcuni degli elementi di novità dello studio di Roller, il quale fornisce al lettore in questo contesto le indicazioni necessarie per comprendere le scelte effettuate sul materiale e inquadrare le testimonianze così come sono presentate e commentate nelle due sezioni successive.
La seconda sezione consiste infatti nella traduzione inglese delle testimonianze (41-107). Al primo libro dei Geographiká vengono attribuite 24 testimonianze riguardanti la storia delle disciplina, l'attendibilità delle informazioni geografiche attribuite a Omero, la natura fisica della terra, le sue trasformazioni, le invenzioni e le fantasie di tema geografico. Al secondo libro sono ricondotte 21 testimonianze relative alla forma e alle dimensioni della terra abitata, alla natura dell'oceano che la circonda e alla sua suddivisione in zone. Ulteriori 100 testimonianze rientrerebbero invece nell'ambito tematico del terzo libro, dedicato alla descrizione dei luoghi dell'ecumene e al suo disegno complessivo, con la definizione degli assi fondamentali di riferimento, ovvero il parallelo passante per le Colonne d'Eracle, Rodi e il Tauro, e il meridiano passante per Siene, Alessandria e Boristene. Sui due assi, che si intersecavano a Rodi, si innestava la griglia di paralleli e di meridiani in base alla quale erano posizionati tutti i luoghi conosciuti, elencati regione per regione, dall'India fino alle Colonne d'Eracle.
Il commento di Roller alle singole testimonianze fornisce confronti con altre fonti, informazioni di carattere storico e geografico, indicazioni bibliografiche essenziali e ulteriori osservazioni che facilitano la contestualizzazione dei documenti, altrimenti frammentari e tra loro scollegati (111-221). Integra il commento un utile registro dei toponimi citati nei testi raccolti (223-248), corredato di alcune carte che consentono al lettore di localizzare i toponimi stessi (250-259).
Tre appendici completano il volume. La prima raccoglie le testimonianze relative a uno scritto di Eratostene, Sulla misurazione della terra, oggi ritenuto autonomo ma che Berger avera considerato come parte integrante del secondo libro dei Geographiká (263-267). La seconda riporta le testimonianze riguardanti la vita dello studioso cirenaico (268-270), mentre la terza affronta la questione della lunghezza dell'unità di misura utilizzata da Eratostene (271-273). Infine, la bibliografia, l'indice dei passi citati e l'indice generale concludono il volume.
Accanto ad altri aspetti interessanti, ha un significativo rilievo il lavoro di riorganizzazione delle testimonianze condotto da Roller. Egli ha evitato la frammentazione eccessiva che caratterizza la raccolta curata da Berger, che aveva collazionato 296 frammenti, riconducendo i documenti al contesto unitario delle fonti intermedie, ovvero essenzialmente Strabone, cui risalgono 105 delle 155 testimonianze riunite nel volume. Pur non potendo restituire il discorso e lo stile di Eratostene, perduto nella tradizione indiretta, Roller offre in tal modo una ricostruzione sicuramente più omogenea dei temi trattati nei Geographiká, con scelte che possono essere discutibili nel singolo caso ma che nel complesso conducono a una maggiore coerenza della documentazione.
Nonostante l'assenza di alcune testimonianze e qualche carenza bibliografica [3], il volume costituisce indubbiamente un riferimento essenziale per affrontare lo studio dell'opera geografica di Eratostene e più in generale della geografia antica. Al tempo stesso, è uno strumento importante per una più ampia divulgazione delle ricerche condotte in questo specifico settore.
Note:
[1] Die geographischen Fragmente des Eratosthenes, neu gesammelt, geordnet und besprochen von H. Berger, Leipzig 1880.
[2] A. Thalamas, La Géographie d'Ératosthène, Versailles 1921. Più recentemente, un utile elenco delle testimonianze, seguito da una discussione di carattere generale, è fornito da K. Geus, Eratosthenes von Kyrene. Studien zur hellenistischen Kultur- und Wissenschaftsgeschichte, München 2002, 260-288.
[3] Ad esempio: Ael. Herod., Epit. de prosodia catholica, p. 368, 29-30 Lentz; Tzetzes, Schol. Lycophr., Alex., 591. Si rileva, in modo particolare, la mancata consultazione dell'edizione dell'opera di Strabone curata da Stefan Radt, Strabons Geographika, 10 Bände, Göttingen 2003-2011.
Stefano Magnani