Jean Longère (ed.): Iacobus de Vitriaco. Sermones vulgares uel ad status I (= Corpus Christianorum. Continuatio Mediaevalis; 255), Turnhout: Brepols 2013, CXIV + 791 S., ISBN 978-2-503-54532-5, EUR 470,00
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Jacques de Vitry è senz'altro uno degli autori fondamentali per la piena comprensione della predicazione del XIII secolo. I suoi sermoni vulgares vel ad status, oggetto di questa fondamentale e molto attesa edizione (si tratta qui del primo volume con il prologo e primi 36 sermoni), sono tra i testi più importanti nel contesto storico letterario della sua epoca. Le note biografiche introduttive sono assai utili per l'inquadramento storico dell'opera. L'autore era probabilmente originario della zona di Reims e dello Champagne, dove sono ambientati sette exempla dei sermoni feriales. Nel 1208 Jacques si unì alla comunità agostiniana di Saint-Nicolas d'Oignies nei cui pressi, attirata dall'eccellente reputazione, si era stabilita nel 1207 anche la mistica (poi proclamata santa) Maria, di cui Jacques divenne il confidente. C'è una contraddizione tra le fonti riguardo all'anno della sua ordinazione, ma è verosimile il racconto di Vincent de Beauvais, secondo cui Jacques era già stato parroco ad Argenteuil prima di arrivare ad Oignies.
A partire dal 1211, probabilmente per i suoi contatti con Folco, futuro vescovo di Marsiglia, Jacques ebbe una grande attività di predicazione nella Francia settentrionale e nel principato di Liegi, impegnandosi in modo particolare per la Crociata e contro gli Albigesi. In quel particolare contesto politico (la guerra in corso tra Francia e Inghilterra, le imposizioni fiscali, la sostanziale indifferenza di vescovi e signori feudali), la predicazione non poté avere che conseguenze mediocri, se si guarda il numero e la condizione di coloro che presero la Croce, ma la rinomanza delle parole di Jacques di Vitry fu grande, come testimonia il racconto di Tommaso di Cantimpré.
L'impressione suscitata dalla sua attività omiletica ebbe sicuramente un ruolo importante nella nomina di Jacques a vescovo di San Giovanni d'Acri, avvenuta a Perugia nel luglio 1216, ad opera del neoletto papa Onorio III. La quinta crociata si concluse però con una sconfitta per i cavalieri occidentali e Jacques fu molto provato per le spedizioni militari e una grave malattia. Dopo la fine della guerra Jacques tornò in Europa una prima volta nel 1222-3 e una seconda, definitiva, nel 1225, quando fece ritorno a Liegi: tre anni dopo, nel 1228, Gregorio IX accettò la sua rinuncia all'episcopato di San Giovanni d'Acri. Il soggiorno di Jacques nella diocesi di Liegi tra il 1226 e il 1229 fu molto attivo, incaricandolo il vescovo Ugo di Pierrepont di molte missioni: tra queste, oltre alla consacrazione di chiese e abbazie, va notato il suo intervento nell'Atto per la costituzione di un convento di Frati Predicatori a Liegi. Nel 1229, alla morte del vescovo, Gregorio IX lo richiamò a Roma e lo nominò cardinale di Tusculum, l'odierna Frascati, dove morì.
A Jacques vengono attribuite diverse opere. Oltre alla Vita Mariae Ogniacensis e l'Historia Hierosolimitana Abbreviata (fondamentale per la conoscenza della storia del Mediterraneo agli inizi del XIII secolo e divisa in due libri contenenti le cosiddette Historia Orientalis e Historia Occidentalis) il suo nome è legato alla raccolta delle sue lettere (anch'esse fonte di prima mano per avvenimenti cruciali come la presa di Damietta) e, soprattutto ai suoi Sermones. Jacques ha sempre mantenuto un'intensa attività predicatoria, sia prima che dopo il suo soggiorno in Terra Santa. Come ben scrive Jean Longère, curatore di questa edizione, i 410 sermoni che ci sono pervenuti nella loro redazione scritta non sono che un pallido riflesso della sua predicazione. Potrebbe forse apparire strano il fatto che non vi siano che due sermoni rivolti ai crociati e nessuno riguardante l'eresia albigese, nonostante l'importante ruolo di Jacques de Vitry nella promozione delle due crociate. Come per altre raccolte di questo genere va però considerato che non si tratta di reportationes trascritte direttamente, ma di rielaborazioni posteriori destinate soprattutto ad essere utilizzate come modello da altri predicatori. Si spiega così la marginalizzazione di testi legati ad avvenimenti contingenti e l'adeguamento dei sermoni a destinatari più generali, pur con una divisione ad status, caratteristica dell'autore.
La redazione dei sermoni risale soprattutto all'ultimo periodo della vita di Jacques, dopo la sua nomina a cardinale e durante il suo soggiorno romano. Di fondamentale importanza è il prologo: l'autore vi annuncia la divisione della raccolta in sei grandi parti. Di queste cinque, seguono il calendario liturgico, con l'usuale divisione in De tempore (le domeniche e le feste liturgiche) e De sanctis (le celebrazioni riguardanti i santi). La sesta parte, invece, raccoglie i sermoni secondo le diverse categorie dei destinatari (secundum diversitatem personarum) e costituisce la parte più originale e interessante della raccolta. Nel prologo invece non si fa menzione dei sermones feriales vel communes che larga parte della tradizione attribuisce a Jacques de Vitry. Nonostante questo silenzio, la critica attuale considera questi sermoni senz'altro autentici e un'edizione critica è da tempo annunciata. Viste le dimensioni della raccolta, i sermoni erano ripartiti in più tomi, essendo impossibile ricopiarli in un unico manoscritto. L'editore premette qui un'utile classificazione dei testimoni dividendoli secondo la parte riportata (De tempore, De sanctis, Feriales e Vulgares vel ad status) e la completezza della raccolta attestata. Per quanto riguarda la parte più diffusa i 75 sermoni vulgares oggetto dell'edizione, vengono identificati più di quindici testimoni, di cui undici completi. Dieci di questi, divisi in quattro famiglie, concorrono alla definizione del testo. Rispetto alla classificazione del fondamentale repertorio dello Schneyer (Repertorium der lateinischen Sermones des Mittelalters, Münster 1971), l'edizione critica presenta due importanti differenze. Innanzitutto viene identificato un sermone trascurato nel Repertorium (numerato qui come 418 bis) e viene corretta l'indicazione dei destinatari della pagina 54, indirizzato ad cives et burgenses e non ad potentes et milites.
La ricostruzione del testo rispetta fondamentalmente gli usi grafici, grammaticali e lessicali del latino del XIII secolo, dando ampiamente conto delle fonti utilizzate. La bibliografia è completa e la descrizione dei testimoni è esaustiva. Il testo si basa su di un manoscritto base (Trento, Biblioteca Comunale 1670), la cui grafia è stata rispettata, con l'ovvia eccezione dovuta alla necessaria uniformazione. Le referenze bibliche sono state inserite secondo la testimonianza dei manoscritti più antichi, così come sono state integrate nel testo le suddivisioni di ogni sermone. L'introduzione storica sulla vita e le opere di Jacques de Vitry è sintetica, ma dà minuziosamente conto della biografia dell'autore e del contesto in cui sono stati composti i suoi libri.
Un appunto potrebbe essere fatto invece alla poca perspicuità della parte più propriamente filologica. Non paiono chiare le ragioni che hanno portato all'esclusione di alcuni testimoni, né i dettagli e le varianti che hanno portato alla definizione delle famiglie testuali. Va però considerato che il testo, come afferma l'autore, ha una grande stabilità nella tradizione e che, dunque, in questo caso un'indagine filologica propriamente detta sarebbe stata forse sproporzionata ai miglioramenti effettivi che si sarebbero potuti apportare a questa fondamentale edizione.
Giovanni Paolo Maggioni