Siegfried Wenzel: The Sermons of William Peraldus. An Appraisal (= Sermo: Studies on Patristic, Medieval, and Reformation Sermons and Preaching; Vol. 13), Turnhout: Brepols 2017, XII + 219 S., 2 s/w-Abb., ISBN 978-2-503-56798-3, EUR 75,00
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Guillelmus Peraldus (Guglielmo Peraldo, Guillaume Peyraud) è una delle figure principali per comprendere la produzione di cultura in ambito domenicano nel contesto europeo del XIII secolo. Nonostante della sua biografia non si sappia quasi nulla (a parte il fatto che fu priore a Lione e poco altro), le sue Summae, de vitiis e de virtutibus, sono state due tra i principali strumenti di lavoro dei predicatori e sono, oggi, tra le fonti principali per la conoscenza della predicazione del tempo. Guillelmus Peraldus ha anche composto alcune raccolte di sermoni, un po' oscurate dalla grande fama delle sue opere principali, dedicandole alle letture liturgiche domenicali (le epistole e i vangeli), alle festività non legate al ciclo pasquale e ai santi dell'anno liturgico.
Il libro di Siegfried Wenzel è dedicato appunto a una parte produzione omiletica dell'autore domenicano (quella dedicata ad epistole ed evangeli) portando il significativo sottotitolo 'An Appraisal' ('una valutazione'). Lo scopo dello studioso non è infatti lo studio dell'insegnamento teologico o morale di Peraldus, o il pubblico dei suoi sermoni, ma, attraverso la comparazione con le raccolte sermonistiche contemporanee, mettere in evidenza le peculiarità dei cicli omiletici che il frate predicatore dedica a epistole e vangeli domenicali. Wenzel mostra come, contrariamente ad altri predicatori a lui contemporanei, Peraldus non abbia scritto e predicato questi sermoni, poi raccolti in un'unica collezione, ma che abbia invece inteso comporre dei trattati unitari che comprendevano anche sermoni esemplari sulle parti liturgiche in questione. Questo fa sì che la prospettiva del suo lavoro sia in un certo senso differente rispetto a quella dei suoi confratelli.
Gli strumenti di partenza erano certo gli stessi, ovvero i commentari biblici, le concordanze e le raccolte di distinctions che erano i principali strumenti di lavoro di ogni frate domenicano, così come lo erano anche il desiderio di servire gli altri predicatori trascegliendo, raccogliendo e ordinando in modo sistematico e razionale il materiale disponibile nell'immenso repertorio teologico e dottrinale che si era formato nel tempo. Tuttavia il suo lavoro rappresenta qualcosa di nuovo nella storia della produzione sermonistica: i suoi componimenti, secondo Wenzel, possono essere considerati come veri e propri trattati dedicati all'esegesi sistematica dei testi liturgici a partire dai quali ci si aspettava che i confratelli domenicani, e gli altri predicatori, partissero per sviluppare i loro sermoni.
Qui risiede una delle differenze con i suoi contemporanei, a cui lo studioso americano dedica un capitolo. La particolarità più evidente è naturalmente quella di considerare separatamente, e a distanza di anni, epistole ed evangeli, anziché trattare i themata indifferentemente dalla loro derivazione, com'era uso.
In secondo luogo, è notevole il numero dei riferimenti a fonti non bibliche che Peraldo inserisce nei suoi sermoni, un numero soverchiante rispetto a quello degli altri autori suoi contemporanei. In ogni caso Peraldo utilizza un grande numero di citazioni, comprendendo anche autori non comunissimi in questo genere letterario, come Boezio, Seneca o alcuni versi poetici, così come fa grandissimo uso di similitudines, a volte suggestive, e di exempla. Un'altra particolarità è l'abituale connessione del thema alla liturgia del giorno, accompagnata da una spiegazione, un approccio riscontrabile talvolta nell'opera di altri predicatori, ma che Peraldo utilizza abitualmente.
Infine, i sermoni del priore lionese paiono caratterizzati, rispetto a quelli dei suoi confratelli, da una più netta distinzione tra il senso letterale e l'interpretazione morale della Scrittura.
L'originale impostazione dei suoi sermoni valse a Peraldo un discreto successo, come mostrano le copie manoscritte che ci sono pervenute (Kaeppeli ne enumera 141 per i sermoni sulle Epistole e 94 per quelli sui Vangeli) e come mostra l'influenza e la sopravvivenza dopo la sua morte della sua opera, più volte ricopiata e citata in svariate raccolte pertinenti a diversi ambiti secolari e monastici.
Il volume di Siegfried Wenzel è diviso in due parti, essendone la prima costituita dallo studio vero e proprio, mentre la seconda, più cospicua, è composta da una nutrita serie di appendici documentarie che danno innanzitutto conto della lista dei sermoni di Peraldo dedicati alle epistole e ai vangeli. Seguono i testi, accompagnati dalla traduzione, dei sermoni sull'epistola della prima domenica d'Avvento e sul vangelo della terza domenica d'Avvento. Un'ulteriore appendice tratta dei sermoni attribuiti al domenicano nel ms. parigino BnF lat. 15954, proveniente dalla Sorbona, così come le due che seguono si occupano del contenuto dei mss. di Cambridge, Gonville and Caius College, MS 233/199 e St John's College MS C.12. Le due ultime appendici mostrano il progressivo adattamento di un sermone di Peraldo in un sermone attribuito a Repingdon (un nome con cui si può identificare un teologo e cancelliere di Oxford, morto nel 1424, o un altro canonico agostiniano suo contemporaneo, John Eynton), e in un successivo adattamento redazionale, secondo le testimonianze rispettivamente del ms. di Oxford, Corpus Christi College, MS 54 e di Manchester, John Rylands University Library, MS 367.
Giovanni Paolo Maggioni