Angela Ulacco: Pseudopythagorica Dorica. I trattati di argomento metafisico, logico ed epistemologico attribuiti ad Archita e a Brotino. Introduzione, traduzione, commento (= Philosophie der Antike; Bd. 41), Berlin: De Gruyter 2017, X + 200 S., ISBN 978-1-5015-1463-0, EUR 79,95
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Negli anni Sessanta del secolo scorso, Holger Thesleff pubblicò due volumi fondamentali per la conoscenza dei cosiddetti 'Pseudopythagorica', ossia degli scritti che circolarono nell'Antichità sotto il nome di Pitagora e di altri rappresentanti del Pitagorismo, ma che in realtà vennero composti secoli dopo la loro esistenza da ignoti filosofi e diffusi come testi di scuola originari. Alla monografia Introduction to the Pythagorean Writings of the Hellenistic Period (Åbo 1961) seguì la vasta collezione The Pythagorean Texts of the Hellenistic Period (Åbo 1961). Questi due volumi, e in particolare il secondo con l'edizione dei testi, sono stati finora solo in parte rimpiazzati. Alcune opere (le Categorie e il De natura mundi et Anima, attribuiti rispettivamente a Archita e a Timeo di Locri) hanno fatto l'oggetto di rinnovate edizioni, ma la raccolta di Thesleff resta indispensabile.
Il libro della Ulacco si inserisce nell'attuale rinascita di interesse per gli 'Pseudopythagorica' e apporta un contributo concreto alla conoscenza del Pitagorismo antico, che non possiamo oggi considerare limitato essenzialmente all'età ellenistica nell'orma della visione troppo unilaterale di Thesleff.
Ulacco ripropone i resti di quattro trattati di argomento metafisico e epistemologico scritti in un dialetto con forti influenze doriche e tramandati sotto il nome di Archita di Taranto (vissuto nel IV sec. a.C.) e di Brotino di Metaponto (vissuto nel VI sec. a.C.).
Dopo una breve premessa, Ulacco traccia nella prima parte dell'introduzione (1-16) un succinto 'status questionis' relativo al controverso problema della nascita e della diffusione di questi 'Pseudopythagorica' le cui strategie esegetiche e filosofiche essa considera "in linea con l'atteggiamento generale che è possibile riscontrare nella filosofia post-ellenistica" (8). I testi dello ps-Archita e dello ps-Brotino sulla dottrina dei principi e degli opposti e sulla teoria della conoscenza sono utili perché consentono di "fare un confronto complessivo interno al corpus [degli pseudopythagorica] e tra il corpus e altre correnti filosofiche che si sviluppano a partire dal I secolo a.C." (9) e perché rivelano aspetti delle loro esigenze teoriche e delle strategie esegetiche impiegate.
Nella seconda parte dell'introduzione (10-16), i quattro trattati sono inquadrati quanto alle loro tematiche e alla loro cronologia. Tutti sembrano derivare da un "medesimo circolo che opera con le stesse finalità, su un corpus di testi comuni e con il medesimo approccio esegetico", che risale a una rielaborazione della dottrina accademica dei principi, degli opposti e della conoscenza. Si deve comunque ammettere anche la presenza di materiali di diversa provenienza dottrinale estratti da compendi e resoconti dossografici nei quali si mescolano elementi accademici e peripatetici insieme con tracce di esegesi di opere platoniche e aristoteliche "assemblati al fine di restituire un testo arcaico e nello stesso tempo competente su quelli che erano gli argomenti filosofici percepiti come centrali nel momento in cui i testi vengono composti" (10). L'analisi dei contenuti dei quattro scritti contribuisce a chiarire questa proposta di lettura.
I testi attribuiti a Archita e a Brotino vennero composti tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., probabilmente a Alessandria "nella fase iniziale del platonismo dogmatico post-ellenistico" (15) come proverebbero le affinità che essi presentano in particolare con le dottrine di Eudoro di Alessandria e con gli elementi caratteristici del ricco patrimonio filosofico e culturale di quella città nei primi secoli dell'Impero. Anche gli scopi che sono sottesi a questi trattati sono specifici delle tendenze di quella medesima epoca, interessata a una forma di "emulazione delle autorità e delle lingua antiche [cioè il dialetto dorico]". Né si deve trascurare l'interesse antiquario peculiare di questa produzione, che si riflette nell'utilizzazione di "materiale scolastico probabilmente elaborato già in età ellensitica", ma che è "per la prima volta messo in ordine e finalizzato a una nuova, emergente interpretazione della tradizione pitagorico platonica" (16) solo all'inizio dell'Impero.
La parte più consistente del volume (17-164) è costituita dalla riproposizione del testo greco dei resti dei quattro trattati dello ps-Archita e dello ps-Brotino accompaganti da una traduzione italiana e da un dettagliato commento. Il testo ripropone quello di Thesleff (senza apparato) che, per quanto riguarda lo pseudo-Archita, rimpiazzava quello stabilito nella vecchia disserazione di J. Nolle, Ps.-Archytae Fragmenta, Tübingen 1914.
Ulacco presenta i frammenti delle opere Sui principi (19, 4-20, 17 Th.), Sugli opposti (15, 4-19, 2) e Sull'ntelletto e la sensazione (36, 13-39, 25) dello ps-Archita e il breve testo dal Sull'intelletto e il pensiero discorsivo dello ps-Brotino (55, 22-29). Gli estratti del primo e del terzo trattato pseudoarchiteo sono trasmessi da Stobeo; il secondo nel Commento di Simplicio alle Categorie di Aristotele. Fonte dello pseudo-Brotino è infine un passo del De communi mathematica scientia di Giamblico.
La traduzione di questi testi di non sempre facile comprensione appare corretta. Segnalo solo una incongruenza fra il testo (102 = 38, 7-8 Th.), la traduzione (105) e il commento (132) di un luogo corrotto del Sull'intelletto e la sensazione dello ps-Archita. Inoltre, nel greco di 17, 29-18,1 Th. (= 59 U.), è sfuggita l'indicazione delle evidenti lacune; esse sono invece correttamente segnalate nella traduzione (63) e discusse nel commento (93).
Ogni brano è analiticamente commentato in pagine dense di dati, osservazioni e proposte che aiutano a districarsi nella comprensione di testi le cui difficoltà oggettive sono complicate dalla loro trasmissione frammentaria. I rimandi ai lemmi del testo sono fatti seguendo le pagine e le righe dell'edizione di Thesleff. Il commento lascia anche spazio all'esegesi delle dottrine dei due Pitagorici, che Ulacco mostra di conoscere bne attraverso la lettura della letteratura secondaria e delle fonti primarie.
Il volume è completato da una bibliografia (165-179) suddivisa in due sezioni: 1. Edizioni e traduzioni di testi citati e 2. Studi. Seguono un Index verborum (181-187) e un Index locorum (189-198), quest'ultimo a sua volta in due parti: "Indice degli 'Pseudopythagorica' citati (ed. Thesleff)" e "Indice degli altri luoghi citati"; conclude un Indice generale (199-200).
La presentazione dei dati dell'index verborum lascia perplessi. Ulacco presenta infatti qui un elenco dei sostantivi, degli aggettivi e dei verbi nella forma declinata o coniugata nella quale si presentano nel testo greco creando un certo imbarazzo e una qualche confusione. Sono i rischi sempre presenti nell'era dell'informatica ...
Tiziano Dorandi