Stephan Pongratz: Gottes Werk und Bosos Beitrag. Die Bewältigung des Alexandrinischen Schismas (1159-1177) in den Papstviten des Kardinals Boso (= Papsttum im mittelalterlichen Europa; Bd. 11), Köln / Weimar / Wien: Böhlau 2023, 560 S., 7 s/w-Abb., ISBN 978-3-412-52665-8, EUR 90,00
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Peter D. Clarke / Anne J. Duggan (eds.): Pope Alexander III (1159-81). The Art of Survival, Aldershot: Ashgate 2012
Wolfgang Weiß (Hg.): Fürstbischof Julius Echter. Verehrt, Verflucht, Verkannt, Würzburg: Echter Verlag 2017
Martin Homza: Mulieres suadentes - Persuasive Women. Female Royal Saints in Medieval East Central and Eastern Europe, Leiden / Boston: Brill 2017
Ursula Gießmann: Der letzte Gegenpapst: Felix V. Studien zu Herrschaftspraxis und Legitimationsstrategien (1434-1451), Köln / Weimar / Wien: Böhlau 2014
Georg Ziaja: Lexikon des polnischen Adels im Goldenen Zeitalter 1500-1600, Paderborn: Ferdinand Schöningh 2019
Dopo alcuni decenni di relativo silenzio, le biografie dei pontefici del pieno medioevo sono sempre più al centro dell'attenzione degli storici. Chi scrive, per esempio, ha proposto un'edizione della Vita di Gregorio IX (1227-1241) nel 2018; tre anni dopo tale testo è stato esaminato con acribia nella monografia di Wendan Li (ora fruibile anche in lingua inglese) pubblicata per la collana "Papsttum im mittelalterlichen Europa", curata da Jochen Johrendt e Harald Müller. [1] La stessa serie ha poi accolto la tesi di dottorato di Stephan Pongratz, elaborata sotto la direzione di Knut Görich e difesa nel 2021 presso la "Ludwig-Maximilians-Universität" a Monaco di Baviera. Oggetto dell'ampio studio (quasi 500 pagine esclusi bibliografia e indici dei principali nomi di persona e luogo) sono i Gesta pontificum Romanorum, ossia diciotto biografie di pontefici composte dal cardinale Boso († 1178).
Il libro, suddiviso in sette capitoli, presenta una struttura chiara e articolata che consente al lettore una lettura fluente e una consultazione agevole. Nell'introduzione (15-36) l'autore, prima di procedere a una sistematica esposizione dello status quaestionis su Boso e la sua opera, indica la prospettiva attraverso cui le biografie papali sono state analizzate: l'individuazione di una precisa causa scribendi, segnatamente la legittimazione del pontificato di Alessandro III († 1181) durante il lungo scisma apertosi con la sua elezione nel 1159 e ricomposto a Venezia nel 1177. Come dichiarato dall'autore (16), l'analisi delle Vitae si situa metodologicamente nell'alveo degli studi sulla produzione scritta medievale scaturiti dal Sonderforschungsbereich (SFB) 231 "Träger, Felder, Formen pragmatischer Schriftlichkeit im Mittelalter", attivo a Münster tra il 1986 e il 1999. Sulla scorta delle acquisizioni storiografiche emerse da questa lunga stagione di studi, l'autore si prefigge sia di riconsiderare il valore di fonte storica dell'opera di Boso sia di trovare le ragioni profonde che ne sottesero alla composizione.
Segue un capitolo dedicato alla figura storica di Boso e alla sua opera. Sulla base di un'attenta rilettura degli studi finora pubblicati l'autore presenta un'efficace messa a punto della carriera curiale sotto Adriano IV (1154-1159) e Alessandro III (1159-1181). Di origini toscane (forse lucchesi) Boso fu attivo nella curia del papa inglese con la carica di camerarius, per poi essere insignito della dignità cardinalizia con la diaconia dei SS. Cosma e Damiano, titolo che gli consentì di svolgere numerose missioni legatizie nella penisola italiana. La direzione della camera apostolica cessò con la doppia elezione del 1159, successivamente, tuttavia, sotto Alessandro III proseguì l'attività di rappresentanza e il suo titolo cardinalizio fu elevato a quello di prete di S. Pudenziana. Se, per quanto riguarda la composizione della sua opera è difficile individuare un terminus post quem - comunque collocabile agli inizi degli anno Sessanta del XII secolo, è altresì certo che egli attese alla stesura dei Gesta pontificum fino all'anno della sua morte (1178). La serie di Vitae dei pontefici redatte da Bosone, con chiara volontà di riallacciarsi all'antico Liber pontificalis, comincia con Giovanni XII (955-963) e termina con la biografia di Alessandro III, di gran lunga la più ampia e completa. Vi sono, tuttavia, dei salti: al primo dei papi descritti segue direttamente Leone IX (1049-1054), inoltre mancano Vittore III (1086-1087) e Urbano II (1087-1099). Tra le fonti privilegiate da Boso sono il Liber ad amicum di Bonizone da Sutri († 1090), gli Annales Romani e, non meno importante, l'ampia mole di materiale di natura amministrativa, economica e cerimoniale disponibile presso la curia, materiale che nel XII secolo fu raccolto in varie compilazioni che sfociarono nella redazione del Liber censuum della Chiesa romana nel 1192.
Il capitolo successivo è decisivo per la comprensione della tecnica narrativa impiegata da Boso. L'autore, sulla scorta delle riflessioni di Gerd Althoff, individua nel binomio humiliatio - exaltatio un modello interpretativo applicato dall'autore delle vite pontificie con una certa costanza: esso presenta le sconfitte e le vittorie dei protagonisti (positivi e negativi) secondo un preciso schema valoriale e morale esemplato sulla Sacra Scrittura. In estrema sintesi si potrebbe così riassumere: l'umiliazione è la giusta punizione per i superbi, mentre agli umili è destinata l'esaltazione; allo stesso tempo le sconfitte rappresentano per i giusti un preludio doloroso alla loro vittoria, mentre per i malvagi il castigo meritato per la loro condotta.
Questi primi tre capitoli contengono i presupposti necessari per l'ampia analisi delle biografie proposta nei tre successivi, dove tali testi sono studiati a partire da tre macro-ambiti inerenti al potere papale: l'autorità in ambito spirituale (capitolo 4), secolare (capitolo 5) e territoriale (capitolo 6). Per quanto riguarda il primo aspetto, di centrale importanza sono le tematiche relative all'elezione pontificia con i relativi rituali di avvento, la convocazione di sinodi e concilii, l'invio di legazioni e - più in generale - il rapporto con i cardinali. Come ha evidenziato l'autore, tutte queste sfere convergono nella forte enfasi attribuita al ruolo del romano pontefice regolarmente eletto quale capo supremo della Chiesa in un momento di crisi come fu lo scisma alessandrino. Parimenti, riguardo ai rapporti con i poteri secolari Boso, anche attraverso omissioni e resoconti ambigui, mette in luce la supremazia papale (almeno teorica) nei confronti dei Normanni, della corona inglese, nonché i legami, alle volte problematici, con gli alleati (Michele I Comneno e la Lega lombarda). Naturalmente, ampio spazio è dato al ruolo dell'imperatore romano-germanico: Boso restituisce un quadro secondo cui, a partire dal giuramento di fedeltà prestato da Ottone I al papa narrato nella Vita di Giovanni XII, i due poteri universali sono entrambi necessari per l'ordine della società, sicché i sovrani non sono mai considerati come un obiettivo da annientare, ma piuttosto peccatori da riportare sulla retta via. Infine, l'autorità esercitata dal papa su Roma e sulla terra sancti Petri, sebbene descritta attraverso una terminologia ancora fluida rispetto a quanto avvenne nei decenni successivi, è oggetto di speciale attenzione da parte di Boso che - occorre ricordare - fu per anni incaricato dell'amministrazione economica della Sede apostolica, ambito nel quale il controllo territoriale e fiscale sui beni direttamente spettanti al controllo papale era di fondamentale importanza. L'autore nota con finezza l'abilità di Boso nello sminuire le rivolte nell'Italia centrale e a Roma mentre, nello stesso tempo, il biografo non esita a descrivere con enfasi gli adventus nell'Urbe, quasi a celare la precarietà del controllo reale sulla città e sulle località spesso solo nominalmente appartenenti alla Terra sancti Petri.
Il volume si chiude con il settimo capitolo, intitolato significativamente "Rechtfertigung durch Geschichte" (Legittimazione attraverso la storia), in cui si riassume quanto emerso dall'ampia e articolata analisi condotta da Stephan Pongratz. Anzitutto, grazie a essa è possibile attingere nozioni specifiche, accertate e adeguatamente contestualizzate (specialmente riguardo ai pontificati di Adriano IV e soprattutto di Alessandro III). Ma c'è di più: sulla scorta di un'attenta lettura è stata possibile anche la retrodatazione dell'esplicitazione di alcuni concetti e simboli del potere papale tradizionalmente ricondotti a periodi meno risalenti: si pensi alla distinzione tra la mitra e il regnum (Capitolo 4.1.4), alla metafora del corpo e delle membra applicata ai cardinali e all'espressione Vicarius Christi in riferimento al pontefice regnante. Al di là di tali aspetti, che non sono affatto di poco conto, l'autore sottolinea come l'opera di Boso permetta di individuare nella legittimazione nel passato e nell'impiego dello schema humiliatio-exalatatio strategie culturali e comunicative impiegate presso la curia romana per superare situazioni di crisi (come lo scisma alessandrino) e che ebbero ulteriore sviluppo anche nel secolo successivo.
Nota:
[1] Alberto Spataro: Velud fulgor meridianus. La Vita di papa Gregorio IX. edizione, traduzione e commento (Ordines; 8), Mailand 2018; Wendan Li: Die Vita Papst Gregors IX. (1227-1241). Papst und päpstliches Amt in kurialer Sicht, Köln / Weimar / Wien 2021; Wendan Li: The Life of Pope Gregory IX (1227-1241): Pope and Papacy from a Curial Perspective (= Medioevo francescano. Opera prima; 4), Spoleto 2023.
Alberto Spataro