Rezension über:

Cristian Tolsa: The Orphic Astrologer Critodemus. Fragments with Annotated Translation and Commentary (= Untersuchungen zur antiken Literatur und Geschichte; Bd. 155), Berlin: De Gruyter 2024, XVII + 251 S., 58 s/w-Abb., ISBN 978-3-11-132876-8, EUR 99,95
Inhaltsverzeichnis dieses Buches
Buch im KVK suchen

Rezension von:
Tiziano Dorandi
Centre Jean Pépin, Villejuif/Paris - Centre National de la Recherche Scientifique / École normale Supérieure/PSL
Redaktionelle Betreuung:
Matthias Haake
Empfohlene Zitierweise:
Tiziano Dorandi: Rezension von: Cristian Tolsa: The Orphic Astrologer Critodemus. Fragments with Annotated Translation and Commentary, Berlin: De Gruyter 2024, in: sehepunkte 24 (2024), Nr. 5 [15.05.2024], URL: https://www.sehepunkte.de
/2024/05/39038.html


Bitte geben Sie beim Zitieren dieser Rezension die exakte URL und das Datum Ihres Besuchs dieser Online-Adresse an.

Cristian Tolsa: The Orphic Astrologer Critodemus

Textgröße: A A A

Christian Tolsa, conosciuto per i suoi numerosi contributi sulla astrologia antica, propone una nuova edizione dei venti frammenti superstiti della perduta opera di Critodemo intitolata Horasis (Visione), accompagnata da una traduzione inglese annotata e da un commento dettagliato che rimpiazza il precedente tentativo pionieristico della "Lizenziatsarbeit" di Heinz Peter (Zürich 2001).

La Horasis di Critodemo, un autore greco della fine dell'epoca ellenistica del quale quasi niente conosciamo, era stata composta nella sua redazione originale in trimetri giambici e aveva goduto una discreta diffusione fra gli scrittori di astrologia.

I frammenti sono sempre citati in una redazione in prosa nella quale si scorgono comunque talora tracce della forma metrica da autori di scritti astrologici più tardi: Doroteo di Sidone (I s. d.C.), Vettio Valente (II s. d.C.), Firmico Materno (IV s. d.C.) e Efestione di Tebe (V s. d.C.).

Plinio il Vecchio (I s. d.C.) registra Critodemo tra le fonti utilizzate per la composizione della sua Storia Naturale, probabilmente mediato attraverso la testimonianza di Marco Terenzio Varrone (I s. a.C.).

Critodemo non solo è il primo astrologo antico che pubblica la sua opera con il proprio nome, allonandosi così dai precedenti autori che erano invece ricorsi a pseudonimi quali Ermete Tismegisto, Nechepso e Petosiride, ma anche colui che innova la tradizione astrologica sul fondamento di elementi propri delle dottrine orfiche. In questo modo, egli riuscì a rendere meglio accessibile a un più pubblico di lettori greci la sua personale presentazione della astrologia relativa agli oroscopi.

Tolsa offre una lettura a tutto tondo dei contenuti della Horasis di Critodoro e dei risultati che egli aveva raggiunti dopo averne reinserito le dottrine nel loro contesto originario al di là dei riadattamenti che subirono nelle citazioni degli autori più tardi.

Il volume è organizzato in due sezioni principali. La prima (capitoli 1-3) presenta e discute i frammenti che trattano dei problemi cronologici, geografici e dell'ambiente culturale nel quale visse e operò Critodemo. La seconda (capitoli 4-8) è consacrata a uno studio approfondito degli aspetti più tecnici della trattazione.

Come risulta subito evidente, per una scelta deliberata, Tolsa non ha pubblicato i venti frammenti superstiti della Horasis di Critodemo in una sezione a sé, ma li ha suddivisi all'interno degli otto capitoli che formano la struttura portante del volume.

Nel primo capitolo, viene discussa la cronologia di Critodemo sul fondamento delle testimonianze di Plinio il Vecchio (F 1-2). L'ammissione che la fonte di Plinio fosse stato un libro di Varrone è utile per porre un terminus ante quem per Critodemo nella metà del I sec. a.C. Nel capitolo secondo, sono riuniti i frammenti (F 3-5) derivati da autori di astrologia che danno una idea dell'opera nel suo insieme. Significativo è il testo di Vettio Valente (F 3) che cita il titolo dello scritto di Critodemo (Horasis) e i primi versi del suo poema seppure in una parafrasi in prosa, nella quale si scorgono comunque ancora tracce della forma metrica (vedine l'analisi alle pagine 56-58). Con il capitolo terzo, l'attenzione si sposta sui "giuramenti" astrologici (F 6) ai quali Vettio Valente allude nelle sue critiche e che sono palesemente ispirati da dottrine orfiche. Il confronto fra le due versioni che leggiamo in Vettio e in Firmico, liberate delle loro critiche, portano a una ricostruzione attendibile dell'insegnamento di Critodemo.

Con il capitolo successivo, vengono presi in conto i frammenti di argomento tecnico (F 7-9), relativi alla dottrina sulle "distribuzioni", ossia la suddivisione della vita dell'uomo in intervalli di dieci anni e nove mesi che ritroviamo più tardi nei trattati di Vettio, Firmico e Efestione.

Nel capitolo quinto, è esaminato il lungo frammento (F 10) relativo ai cosiddetti "termini" egiziani, cioè alla suddivisione dei dodici segni dello zodiaco in sezioni disuguali attribuite ai pianeti e che ebbe una larga diffusione nell'astrologia greca attraverso la pratica babilonese. Critodemo appare avere apportato significative novità a questa dottrina. Alle teorie relative ai tipi e ai tempi di morte (F 11-13) è consacrato il capitolo sesto.

I due capitoli finali (settimo e ottavo) sono riservati allo studio delle tavole che possiamo presumere accompagnassero l'opera in versi di Critodemo. Nel capitolo sette (F 14-15) sono considerati i klimakteres, mentre nel successivo l'attenzione si sposta sulla preparazione delle tavole necessarie per calcolare la durata della vita dei singoli individui (F 16-20).

Gli otto capitoli con i testi con le dottrine di Critodemo sono preceduti da una sintetica introduzione generale (1-16). Qui vengono brevemente esaminati innanzitutto i dati relativi alla figura e all'opera di Critodemo la cui cronologia è stabilita approssimativamente fra il tardo secondo secolo e gli inizi del primo a.C. e la cui attività è collocata (pur con qualche dubbio) nell'isola di Rodi. Importanti sono anche le pagine nelle quale l'attività del nostro astrologo è inquadrata all'interno dello sviluppo di quella antica disciplina al di là della Grecia tra la Mesopotamia e l'Egitto ellenistico.

Dal punto di vista testuale, Tolsa riprende il testo dei frammenti quale si legge nelle edizioni correnti delle fonti che accompagna, là dove necessario, con un succinto apparato critico selettivo quest'ultimo non sempre perspicuo.

Il volume è completato da tre appendici (221-240) consacrate rispettivamente a una tavola sinottica delle principali tappe cronologiche della astronomia antica, a una presentazione dei fondamenti delle dottrine astrologiche relative nello specifico allo zodiaco e ai metodi di calcolo dell'ascendente, e a una indagine sulle tavole astrologiche nel libro IX di Vettio Valente in rapporto alle posizioni di Critodemo.

Segue una bibliografia (241-246) e una serie di indici (parole scelte greche e latine, indice degli autori antichi e indice sommario). Manca un index fontium dei frammenti che avrebbe occupato poco spazio e sarebbe risultato assai utile.

In conclusione, siamo di fronte a un prodotto di qualità che non solo contribuisce a definire nei limiti del possibile quello che conosciamo della vita e dell'opera di Critodemo e a inquadrarla nel contento della storia della astrologia antica.

"Greek astrology will appear to many an unusual subjet for an academic book, justified only when directly associated with more serious subjet matter such as politics or poetry" scriveva Tolsa in apertura della sua Premessa (XI). La lettura del volume che ho qui fin troppo sommariamente presentato prova che Tolsa ha fatto la scelta giusta nel riproporre al pubblico moderno la "shadowy figure" di Critodemo e lascia aperta la speranza è che altri continuino questo cammino.

Tiziano Dorandi